In molti affermano che la punizione funziona: interrompe il comportamento ritenuto sbagliato.
Un bambino fa qualcosa che al genitore non piace, creandogli fastidio o addirittura un danno (per esempio rompe un oggetto a cui teneva molto). Il genitore si arrabbia e punisce il bambino per sfogare la sua rabbia, oppure affinché il bambino non ripeta più quel comportamento. A dipendenza del “carattere” e dell’età del bambino, questa punizione può funzionare nel breve termine. Infatti, la punizione provoca al bambino un dolore (fisico e/o emotivo/psicologico), quindi una sofferenza. Lo spirito di sopravvivenza che ci caratterizza, fa sì che il bambino cerchi di evitare il dolore o la sofferenza, quindi – associando quel determinato comportamento alla punizione che ha ricevuto e quindi al dolore o alla sofferenza – è possibile che eviti in futuro quel comportamento per evitare il dolore. La punizione può anche portare il bambino a obbedire per paura di subire conseguenze simili in futuro. Questo può essere percepito come “efficacia”, ma non rappresenta un vero apprendimento e il bambino evita di ripetere il comportamento unicamente per timore. La punizione inoltre crea un’immediata reazione di sottomissione perché il bambino, per natura, cerca di mantenere un legame positivo con gli adulti che lo accudiscono. L’adattamento rapido serve a ristabilire l’armonia e a evitare ulteriori conflitti con la figura di riferimento (per es. con i genitori).
Il bambino avrà dunque imparato come fare per non soffrire, ma non avrà imparato a fare quella cosa in modo diverso, ad ascoltarsi o a prestare attenzione ai sentimenti degli altri, a esprimere le sue emozioni e i suoi bisogni, a interagire con rispetto con le persone, a riflettere sulle conseguenze dei suoi comportamenti, a trovare soluzioni più adeguate al contesto, ecc. Per contro, avrà imparato inoltre che quando qualcosa non gli sta bene, può usare la violenza, qualsiasi forma di violenza.
Da non dimenticare, inoltre, che gli studi dimostrano come a lungo termine le punizioni (soprattutto corporali o emotive intense) hanno effetti negativi sullo sviluppo psicologico ed emotivo. Tra gli effetti indesiderati si riscontrano ansia, aggressività, bassa autostima e difficoltà a sviluppare strategie di autoregolazione (la capacità del bambino di modificare da solo certi comportamenti). L’ubbidienza che deriva dalla paura delle punizioni, oltre a rendere il bambino insicuro, gli impedisce persino di imparare a ricercare soluzioni che siano rispettose di sé, della altre persone e del contesto in cui è inserito. Il rinforzo positivo e l’insegnamento delle conseguenze naturali a determinati comportamenti, al contrario, tendono a promuovere una crescita più equilibrata e un apprendimento più efficace e duraturo.