Gli stili educativi: superare l’autoritarismo e il permissivismo, verso la terza via dell’autorevolezza.
Con questo ulteriore approfondimento, la Fondazione ASPI torna a parlare di educazione non violenta, proponendo una riflessione sugli stili educativi e sulla loro efficacia. Tra questi l’autoritarismo più diffuso in passato e il permissivismo, uno stile poco incline a fissare limiti e confini, per poi arrivare a parlare di autorevolezza. Buona lettura!
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Alcuni affermano che per crescere bambini rispettosi e educati, sia indispensabile un’educazione autoritaria fatta di severità, punizioni e schiaffi/sculacciate. È proprio così?
L’idea che la severità e le punizioni fisiche siano necessarie per educare i bambini è un mito da sfatare: la ricerca scientifica ha dimostrato che un approccio autoritario può causare danni significativi allo sviluppo emotivo e psicologico del bambino. Al contrario, i bambini educati con metodi positivi hanno migliori risultati scolastici, relazioni più sane, maggiore stabilità emotiva e sono meno inclini a comportamenti antisociali o violenti nel corso della vita.
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“I genitori di oggi sono troppo permissivi e si vedono i risultati!”: perché anche il permissivismo non è uno stile educativo efficace?
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Autorevolezza: la terza via per educare?
L’educazione autorevole si basa su un approccio rispettoso dei bambini e sulla comprensione che hanno bisogno sia di una guida, sia di libertà per svilupparsi in modo sano. Rispettare un bambino significa prendere sul serio ciò che esprime anche attraverso il comportamento, considerando i suoi bisogni, sentimenti e emozioni, nonché ascoltando seriamente quanto ha da dire. Quando i bambini e i ragazzi si sentono ascoltati e rispettati, sono più propensi a collaborare e sviluppano naturalmente empatia e rispetto verso gli altri. Nello stile autorevole le regole esistono e sono chiare, ma non sono imposte in modo rigido: si discutono e spiegano al bambino. La comunicazione gioca un ruolo centrale. Così facendo, i bambini svilupperanno maggiore autostima, capacità di autoregolazione e relazioni più sane.
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Consigli di lettura dalla Fondazione ASPI
» Amarli senza se e senza ma. Dalla logica dei premi e delle punizioni a quella dell’amore e dalla ragione.
Autore: Alfie Kohn. Edito da Il leone verde.
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» Genitori e figli insieme. Dall’infanzia all’adolescenza con amore e rispetto.
Autore: Carlos Gonzales. Edito da Il leone verde.
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» Né con le buone, né con le cattive. Bambini e disciplina.
Autore: Thomas Gordon. Edizioni la meridiana.
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FAQ
Alcuni affermano che per crescere bambini rispettosi e educati, sia indispensabile un’educazione autoritaria fatta di severità, punizioni e schiaffi/sculacciate. È proprio così?
L’idea che la severità e le punizioni fisiche siano necessarie per educare i bambini è un mito da sfatare. In passato, alle nostre latitudini, era una prassi piuttosto comune, non solo in famiglia, ma anche in altri ambiti, come la scuola, ma allora non si conoscevano ancora le conseguenze che questo modo di educare poteva causare.
La ricerca scientifica moderna ha dimostrato, infatti, che questo approccio autoritario può causare danni significativi allo sviluppo emotivo e psicologico del bambino. Quando un bambino viene educato attraverso punizioni fisiche e severità eccessiva, impara a regolare il proprio comportamento principalmente per paura delle conseguenze, non perché comprende il valore delle regole o sviluppa un senso etico interno. Questo può portare a problemi comportamentali come aggressività, difficoltà nelle relazioni sociali e bassa autostima.
Un’educazione efficace si basa invece sul rispetto reciproco e la comprensione. I genitori possono stabilire regole chiare e limiti, ma spiegandone le ragioni e applicando conseguenze logiche e non punitive quando vengono infrante. Ad esempio, se un bambino usa il tablet oltre il tempo concordato, la conseguenza logica sarà ridurre il tempo di utilizzo il giorno successivo, non una punizione fisica.
Le ricerche mostrano che i bambini educati con metodi positivi e non violenti hanno migliori risultati scolastici, relazioni più sane, maggiore stabilità emotiva e sono meno inclini a comportamenti antisociali o violenti nel corso della vita.
FAQ
“I genitori di oggi sono troppo permissivi e si vedono i risultati!”: perché anche il permissivismo non è uno stile educativo efficace?
Il grande malinteso sta proprio qui: educare in maniera rispettosa, non vuol dire lasciare fare qualsiasi cosa ai propri figli. Il permissivismo educativo, dove i genitori evitano di stabilire regole e limiti chiari, può essere dannoso quanto l’autoritarismo. In questo approccio, i genitori tendono a cedere alle richieste dei figli per evitare conflitti o per compensare la loro assenza, creando un ambiente privo di struttura e confini.
Questo stile educativo non aiuta i bambini a sviluppare l’autocontrollo e la capacità di gestire le frustrazioni, competenze fondamentali per la vita adulta. Quando un bambino non incontra mai dei “no” o dei limiti appropriati, fatica a sviluppare la tolleranza alla frustrazione e può manifestare difficoltà nel rispettare regole e autorità in altri contesti, come la scuola. L’assenza di una guida chiara può generare insicurezza nei bambini. Paradossalmente, dei limiti appropriati danno ai bambini un senso di sicurezza e prevedibilità nel loro mondo. Senza questa struttura, possono sentirsi disorientati e ansiosi.
FAQ
Autorevolezza: la terza via per educare?
La “terza via” dell’educazione, lo stile autorevole, rappresenta un equilibrio efficace tra l’eccessiva rigidità dell’autoritarismo e la mancanza di struttura del permissivismo. Questo approccio si basa sulla comprensione che i bambini hanno bisogno sia di guida che di libertà per svilupparsi in modo sano e su un modo di rapportarsi ai bambini basato sul rispetto.
Il rispetto è qualcosa che si trasmette più con l’esempio che con le parole: più gli adulti portano questo concetto nel loro rapporto con i bambini e gli adolescenti, ma anche tra gli adulti stessi, e più sarà facile per i minori integrarlo e farlo proprio. Genitori che gestiscono i conflitti in modo pacifico, che mostrano rispetto e gentilezza, cresceranno figli con le stesse qualità. Al contrario, l’uso della forza insegna che la violenza è un modo per risolvere i problemi.
Rispettare un bambino, non significa lasciare che faccia ciò che vuole. Significa piuttosto prendere sul serio ciò che bambini e ragazzi esprimono anche attraverso il loro comportamento, considerare i loro bisogni, i loro sentimenti e le loro emozioni, ascoltando con serietà quanto hanno da dire, soprattutto per le questioni che li riguardano direttamente. Quando un bambino si sente ascoltato e rispettato, è più propenso a collaborare e sviluppa naturalmente empatia e rispetto verso gli altri.
Il genitore autorevole crea inoltre un ambiente in cui le regole esistono e sono chiare, ma non sono imposte in modo rigido. Piuttosto, vengono spiegate e discusse, aiutando il bambino a comprenderne il senso e l’importanza. Ad esempio, invece di imporre un “perché lo dico io” quando si stabilisce l’orario per andare a dormire, si può spiegare come il sonno sia importante per la crescita e l’energia del giorno dopo. La comunicazione gioca un ruolo centrale: il genitore ascolta attivamente, mostra interesse per le opinioni e i sentimenti del bambino, e lo aiuta a esprimere e gestire le sue emozioni. Quando un bambino è arrabbiato o frustrato, invece di punirlo o ignorarlo, lo si aiuta a riconoscere e gestire queste emozioni difficili.
Anche l’autonomia viene incoraggiata in modo graduale e appropriata all’età. Il bambino ha la possibilità di fare scelte e imparare dai propri errori in un ambiente sicuro e supportivo. Per esempio, può scegliere quali vestiti indossare tra opzioni appropriate, o decidere come organizzare il proprio tempo per i compiti, con la guida del genitore.
Questo approccio richiede pazienza e coerenza, ma i risultati sono evidenti: i bambini sviluppano maggiore autostima, migliori capacità di autoregolazione, e relazioni più sane con gli altri. Imparano a rispettare le regole non per paura della punizione, ma perché ne comprendono il valore e si sentono rispettati come individui.
La chiave sta nel trovare il giusto equilibrio tra struttura e flessibilità, tra guida e autonomia, creando un ambiente in cui il bambino si senta sia sicuro che libero di crescere e svilupparsi.
FAQ
Amarli senza se e senza ma. Dalla logica dei premi e delle punizioni a quella dell’amore e della ragione.
Autore: Alfie Kohn.
Edito da Il leone verde
Crescere un figlio non è un gioco da ragazzi! Diventare genitori è un esame costante sulle capacità di affrontare disordine e imprevedibilità, un ruolo per cui non ci si può preparare davvero. Una delle difficoltà maggiori è la tentazione di domare l’atteggiamento di opposizione dei figli alle nostre richieste, rischiando di trasformarli in burattini addomesticati o, al contrario, di provocare danni approvando tutto ciò che dicono e fanno. Allora, come farsi obbedire dai propri figli? Sistemi educativi quali punizioni, castighi, premi e altre forme di controllo inducono i nostri figli a credere di essere amati solo se ci compiacciono o ci colpiscono in modo favorevole. Nel suo libro Alfie Kohn si allontana dai messaggi veicolati da certi metodi convenzionali e ribalta la prospettiva, chiedendosi quali siano i bisogni dei nostri figli e come possiamo soddisfarli. L’autore suggerisce una serie di idee per allontanarsi da metodi abituali che prevedono l’imposizione di qualcosa ai bambini, per approcciarsi a modalità che portino invece alla collaborazione con loro. Amarli senza se e senza ma risponde a una domanda cruciale: le nostre azioni quotidiane possono contribuire a rendere nostro figlio l’adulto che vorremmo? Consigli utili affinché il bambino possa aspirare a diventare un adulto sano, responsabile ma allo stesso tempo sensibile e premuroso. Un libro per diventare a tutti gli effetti genitori senza se e senza ma, poiché uno dei bisogni fondamentali del bambino è proprio essere amato in maniera incondizionata ed essere accettato anche quando combina guai o fallisce: in sintesi, essere amato per quello che è e non per quello che fa.
FAQ
Genitori e figli insieme: dall’infanzia all’adolescenza con amore e rispetto.
Autore: Carlo Gonzales
Edito da Il leone verde
Essere genitori è un privilegio: ogni volta che nasce un bambino, nascono un padre e una madre con lui e da quel momento crescono insieme in saggezza e virtù. La maggior parte delle madri ha una tendenza naturale a fare le scelte migliori e lo ha fatto per millenni, così come importante è stato anche il ruolo della figura paterna, tendente a un comportamento più autorevole nei confronti dei figli. Con il tempo è cambiato l’approccio genitoriale e il modo di concepire il concetto di famiglia. È un errore, infatti, pensare che esista soltanto un modo giusto di crescere i figli: le madri di un tempo si comportavano tutte allo stesso modo poiché valori e usanze venivano tramandate da una generazione all’altra e, qualora avessero dei dubbi su come educare i propri figli, avrebbero chiesto consigli ad altre madri con esperienza. Oggi invece, il confronto con le vecchie generazioni non si presenta, soprattutto per scarsa fiducia in questi metodi, definiti e giudicati spesso obsoleti. Viviamo però in un mondo sovraesposto all’informazione, in cui chiunque può dire qualunque cosa su qualsiasi argomento e ottenere l’attenzione di un vasto pubblico. Imparare a leggere con senso critico, a chiedere riscontri, a distinguere i professionisti dai ciarlatani è ormai diventato necessario e imprescindibile. Carlos González, autore di numerosi best seller in tutto il mondo, con Genitori e figli insieme, per la prima volta si occupa dell’educazione e dell’accudimento di bambini che hanno già superato la prima infanzia. Una rassegna completa dei fantasmi che i genitori di oggi devono affrontare.
FAQ
Né con le buone né con le cattive. Bambini e disciplina.
Autore: Thomas Gordon
Edizioni la meridiana
Le cronache, purtroppo diffuse, di comportamenti distruttivi e violenti nei giovani si traduce regolarmente nella richiesta di un inasprimento delle regole e delle sanzioni. Eppure non è difficile dimostrare che l’imposizione della disciplina, col vecchio criterio fondato sulla punizione, spesso è causa piuttosto che rimedio di questi comportamenti indesiderati. Non è affatto casuale, infatti, che tutte le strategie solitamente impiegate per fronteggiare questi problemi si accaniscano sui ragazzi, ignorando che la radice del problema è nei modelli educativi interpretati dagli adulti. E i modelli di riferimento più diffusi tra gli adulti o si ispirano all’imposizione autoritaria oppure all’indifferenza lassista. Anche in questo libro – fondamentale come un classico ma agile come un manuale – l’autore di Genitori efficaci non si limita a mettere meticolosamente a nudo le contraddizioni delle più radicate convinzioni educative ma descrive, con slancio, una diversa concezione: bisogna aiutare gli adulti che sono in contatto con i bambini ad apprendere un nuovo modo, più condiviso e meno dispotico, di gestire le famiglie, le scuole, le associazioni giovanili. Apprendere, rispetto alla disciplina punitiva, efficaci alternative slegate dal potere significa far crescere il senso di auto-disciplina e di auto-controllo dei bambini, la capacità di concorrere alla definizione condivisa delle regole e di ricercare positivamente nei conflitti soluzioni cooperative e senza perdenti. Significa, in fondo, fornire un’insostituibile contributo alla costruzione di una società autenticamente democratica.
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