Il regalo perfetto
di Ilaria Anastasi
Una Vigilia di Natale qualunque, in un posto qualunque, di un anno qualunque, la mamma e il papà di Sara – i signori Rossi – erano indaffarati con gli ultimi preparativi prima di accogliere in casa amici e parenti per il pranzo di Natale.
La mamma di Sara era impegnata a tirare a lustro la casa e a cucinare ogni ben di Dio. Suo padre era preso da fili di luminarie da appendere in giardino e dalle spese dell’ultimo minuto. Persino il cane ricevette il compito di … restare fuori per evitare di lasciare peli sul pavimento e il divano.
Per tutte le camere aleggiava un invitante profumo di biscotti che, a guardali gonfiarsi nel forno, sembravano piccole opere d’arte soffiate da un immaginario vetraio. I canti di Natale attutivano e addolcivano i rumori di piatti e scodelle, dell’aspirapolvere robot e dell’asciugatrice che non avevano smesso un attimo di pulire il pavimento e seccare i panni.
Sara non stava più nella pelle e per tutto il giorno tentò di darsi da fare: voleva anch’ella essere coinvolta in quel turbinio di preparativi, ma per tutta risposta continuava ad ottenere distratti rimproveri e avvertimenti: “Sara cerca di non sporcare, Sara non tirare fuori tutti i tuoi giochi, Sara non chiamarci di continuo, Sara non toccare l’impasto dei dolci che si rovina, Sara non starci intorno” … fino a ricevere il suggerimento finale: “Sara vai in camera tua a giocare!”.
La bambina attendeva da giorni quella vigilia: finalmente – mesi dopo l’ultima vacanza estiva – i genitori le avevano promesso di trascorrere un po’ di tempo insieme, senza impegni lavorativi e scolastici. La mamma e il papà, infatti, erano riusciti a prendere qualche giorno di libero dal lavoro. Ma ora che l’attesa era finita, Sara sentiva crescere dentro di sé la tristezza e la malinconia: sembrava quasi che ai suoi genitori non importasse per davvero godere del tempo insieme. Rassegnata, seguì il consiglio della madre e si rifugiò nella sua stanzetta, dove – presi pennarelli, carta e forbice – iniziò a creare qualcosa da regalare ai suoi genitori l’indomani.
La sera arrivò e con lei la stanchezza. Sara uscì dalla cameretta dove i suoi genitori parevano averla dimenticata. Stringendo tra le mani qualcosa, si avviò verso il salotto, dove trovò mamma e papà sdraiati sul divano con la televisione accesa.
“Mamma guarda” esclamò Sara, tenendo in mano qualcosa.
“Amore, proprio adesso? Ci stiamo riposando: abbiamo lavorato tutto il giorno per regalarti il più scintillante e bello dei Natali. Ora siamo troppo stanchi… che ne dici di mangiare qualcosa al volo e poi di andare a dormire?”.
“Mah…” protestò Sara, mentre la mamma la accompagnava distrattamente verso la cucina.
“Non ti metterai a fare storie proprio ora Sara?” la rimproverò il papà. “Devi capire che è veramente troppo!”.
Rassegnata, Sara nascose il regalo nella tasca del suo pigiama.
Seguirono così la cena, la solita spazzolata ai denti e varie telefonate di parenti che si informavano all’ultimo momento cosa fosse meglio portare l’indomani, finché arrivò definitivamente l’ora di andare a letto.
Stanca morta, la mamma diede un bacio frettoloso a Sara e le rimboccò le coperte.
“Mamma, volevo darvi una cosa prima di…”
“Ce la darai domattina” rispose la mamma.
Sara scosse la testa in segno di protesta “ma poi domattina è Natale e sarete indaffarati con i preparativi, arriveranno i nonni e i cugini e io …”
“Ma figurati Sara, è Natale e siamo tutti a casa per te…” disse la mamma sulla difensiva. “Una dolce notte tesoro”. E chiuse la porta con decisione.
Sara si sentiva sempre più triste e al contempo frustrata. Presa da un impeto di rabbia, strappò con foga il regalo di carta che aveva preparato per i suoi genitori e che aveva nascosto nella tasca del pigiama. Rossa in viso e con gli occhi pieni di lacrime, si addormentò stringendo tra le mani quel che ne restava.
Nel silenzio della casa, la mamma chiamò a raccolta le ultime forze per andare a prendere i regali che aveva preparato per Sara e nascosto ormai da diverse settimane in una mensola alta dell’armadio. Mentre li posizionava sotto l’albero, fu colta da un senso di tristezza e di vuoto: la Vigilia di Natale era passata in un lampo e lei non era riuscita neppure a giocare dieci minuti con sua figlia. Guardò il piatto di biscotti perfetti appoggiato sul tavolo di casa e una lacrima le bagnò il viso: cos’era tutta quella perfezione, se non aveva goduto neanche un attimo della gioia di sua figlia per quella giornata che avrebbe dovuto essere speciale? Allora si girò verso il marito che silenziosamente la stava guardando: bastò un solo sguardo per capirsi e all’unisono si alzarono, prendendosi per mano e dirigendosi verso la cameretta di Sara.
Cercando di non fare rumore, entrambi si inginocchiarono per meglio guardare il viso della bambina e lì si accorsero che stringeva qualcosa tra le mani appoggiate sul petto. La mamma si avvicinò e piano piano aprì le mani di Sara: erano mille pezzi di un grande cuore rosso con una poesia scritta da lei che si intitolava: “Perché voglio bene alla mia mamma e al mio papà”. Recuperati tutti i pezzetti, il padre cercò di ricostruire il foglio, per poter leggere quello che vi era scritto.
“Anche se lavorate tanto e avete mille cose da fare, per me è speciale quando trovate un po’ di tempo per giocare e fare le cose insieme. Vi voglio bene, perché so di essere la parte più importante delle vostre giornate”.
Quelle parole colpirono dritte il cuore dei signori Rossi che, poco più tardi, si ripresentarono nella cameretta di Sara portando un vassoio con tre tazze di cioccolata densa e tre di quei bei biscottini perfetti preparati per il pranzo di Natale. Il padre passò dolcemente il dito sul nasino di Sara che si svegliò confusa, chiedendo cosa stesse succedendo.
“È per te, perché tu sei la parte più importante della nostra giornata e… di tutto il Natale!”.
Sara sorrise e abbracciò forte la sua mamma e il suo papà, bevve due sorsi della cioccolata e si riaddormentò serena, sapendo di aver ricevuto il più bello dei regali per quel Natale: la presenza e l’attenzione dei suoi genitori.