Il modo di fare scuola è cambiato da un giorno all’altro. Tutti gli attori coinvolti – allievi, genitori e docenti – non erano preparati ad un simile sconvolgimento, ma ci si è dovuti adattare. I docenti in primis hanno dovuto cogliere la sfida: da una parte dell’insegnamento tramite l’uso della tecnologia, dall’altra quella di mantenere il loro ruolo di EDUCATORI. Come possono queste figure professionali fornire a distanza un supporto che vada oltre le lezioni, restando un punto di riferimento per tutti gli allievi, specialmente per quelli che vivono un disagio?

Superato il primo momento di sorpresa e sconforto, tutti hanno dovuto adeguarsi, chi procurandosi materiale informatico e imparando a gestire i vari programmi di condivisione, chi strutturando il tempo della giornata per permettere di conciliare studio dei figli e lavoro dei genitori, chi ingegnandosi per stimolare i propri allievi a continuare a studiare.

 

I docenti sono stati chiamati ad affrontare la sfida di continuare ad insegnare a distanza con strumenti informatici fino ad allora ancora relativamente nuovi per tanti di loro. E salutiamo lo sforzo fatto per permettere agli allievi del Cantone Ticino di poter proseguire l’anno scolastico nonostante l’urgenza sanitaria.

Il ruolo del docente però non si limita a quello dell’insegnante. Il docente è anche educatore.

Conosce i suoi allievi, li osserva durante il loro percorso scolastico, li accompagna nella loro crescita. Spesso si preoccupa, nel vedere le difficoltà di tipo sociale alle quali certi allievi sono confrontati. Quando la scuola ha luogo normalmente, il docente può essere di supporto ai suoi allievi, offrendo un orecchio attento, confortandoli e a volte chiedendo l’aiuto di altre figure professionali. La scuola in questo senso è anche un osservatorio privilegiato del disagio minorile, e i docenti, grazie alle loro capacità di ascolto e di empatia, possono svolgere un ruolo di sostegno fondamentale per questi allievi. Trascorrere alcune ore a scuola ogni giorno, significa vivere un momento di serenità per chi a casa conosce solo un clima di tensione e/o addirittura di violenza.

 

Il contributo della scuola al benessere dei minori non è quindi scontato, se i contatti sono limitati a modalità online (telefonate o videochiamate). Eppure, è fondamentale che il docente possa continuare ad essere di supporto ai suoi allievi, soprattutto quelli più sfavoriti e vulnerabili. Del resto anche il DECS lo afferma: “I docenti dovranno avere per parte loro contatti personali e regolari con ogni allievo (tramite telefono, videochiamata, … ) e prestare particolare attenzione alle situazioni di fragilità e di rischio. È necessario avere un occhio di riguardo anche per gli allievi che si ha l’impressione fatichino a seguire la didattica a distanza” (da Il Quotidiano, 24.03.2020).
Per saperne di più, leggi DECS Direttive 1 COVID-19 per le scuole, punto 6.

 

Per ASPI è quindi importante ricordare e sottolineare il valore essenziale del docente in questa difficile situazione.

Innanzitutto, il docente che contatta un suo allievo – per telefono, chat o altro – gli manda un primo messaggio significativo: sei importante e conti per me. “Mi fa piacere sentirti e vederti grazie a Internet”.

 

Altro aspetto fondamentale, è quello di dare voce alle emozioni vissute dall’allievo, nella consapevolezza che ognuno reagisce a modo proprio. C’è chi vive la situazione in maniera molto brutta, chi invece la prende più alla leggera e chi non è tanto toccato. Non c’è giusto o sbagliato. Ognuno ha il diritto di vivere le proprie emozioni senza doverne rendere conto. “Mi piacerebbe sentire come stai vivendo questa situazione del tutto particolare, come ti senti”.

 

Grazie all’ascolto attivo, ossia cercando di riformulare quello che l’allievo ha espresso, il docente può manifestare la sua empatia. “Se ho capito bene, ti pesa proprio tanto il non più poter uscire, incontrare i tuoi amici… Hai il diritto di stare male e di arrabbiarti! Non tenerti tutto dentro”.

Oppure “Per te va bene anche così… ti godi questo tempo (quasi) libero da impegni… ma ti senti in colpa, perché ti pare di prenderlo alla leggera!”.

“Hai qualcuno con chi ne potresti parlare? Se vuoi, ci sono io e ti posso ascoltare. Nel caso in cui avessi bisogno, c’è anche il numero di tel. 147 dove troverai delle persone pronte ad ascoltarti”.

 

La ragione per cui il docente contatta il suo allievo sarà verosimilmente anche legata ai compiti da svolgere. Da una parte, tutti sono consapevoli dell’importanza di continuare a studiare per assicurare il buon esito dell’anno scolastico. Dall’altra, rispettare i buoni propositi del piano di studio quotidiano, di compiti, di routine può rivelarsi estenuante, benché vi sia alla base un nobile obbiettivo di mantenimento della salute fisica e mentale di ciascuno. Come in ogni cosa, è importante il buon senso e soprattutto la flessibilità che permette di rimettere in questione quanto stabilito. Anche il migliore dei piani di lavoro potrebbe non aderire alla realtà dei fatti… e risultare inefficace dopo poco tempo. Va di conseguenza analizzato e ripensato, tenendo conto del vissuto e delle esigenze di tutte le persone coinvolte. Più sarà flessibile e adattato all’evoluzione della situazione, e più sarà utile per tutti. “Ti avevo dato una lista di compiti e di cose da studiare. Se ho capito bene, è troppo e non ce l’hai fatta. Vediamo un po’… secondo te, come potremmo proseguire? Cosa ti senti di fare per i prossimi giorni?”.

 

Può rivelarsi utile – per alleggerire il carico e la pressione – avere uno scambio attivo anche con i propri colleghi: quali le difficoltà vissute rispetto alle nuove modalità di insegnamento a distanza e al ruolo di sostegno emotivo mediato dallo schermo? Potrebbero nascerne delle buone partiche e, se così non fosse, in ogni caso la condivisione delle proprie preoccupazioni o di eventuali disagi con l’altro, aiuterà senz’altro a sentirsi più forti e adeguati.

 

 

La crisi che stiamo attraversando tutti, adulti e minorenni, ci costringe a ripensare il nostro modo di stare al mondo. Praticamente tutte le nostre certezze sono scombussolate. È come se ci muovessimo sulle sabbie mobili… e ciò richiede tanta energia. Questo vale anche per i bambini e per gli adolescenti. Il docente, presente malgrado la distanza fisica, empatico e comprensivo, può più che mai essere quel “testimone benevolo” descritto da Alice Miller, ossia una persona che capisce la sofferenza del suo allievo e fa tutto quello che è possibile per aiutarlo.