Una storia di abusi lunga 10 anni che ha segnato Sergio per una vita intera: è infatti solo un bambino di 7 anni quando tutto ha inizio nella parrocchia del suo paese. Questa è la sua toccante testimonianza. Siamo profondamente grati a Sergio per averci fatto tesoro della sua storia: le sue parole sono un incoraggiamento per chiunque abbia subito maltrattamenti e violenze da bambino e per la Fondazione a continuare nel suo operato di prevenzione degli abusi sessuali.

Ascoltate i vostri figli al di là di quello che vi dicono,
ascoltate con il cuore e restate aperti al dialogo.
E vorrei dire ai bambini vittime di abusi sessuali
che voi NON avete nessuna colpa
.

 

“Tutto è iniziato quando avevo 7 anni. Facevo il chierichetto e lui era il sacrestano della nostra parrocchia. Gli abusi sono andati avanti per 10 anni. Mi sorprende che sia durato così tanto. Mi sorgono tante domande: dove era la mia famiglia? Perché non ho chiesto aiuto ai miei genitori? Forse preferivo lui a loro? Tutte queste domande hanno alimentato per anni i miei sensi di colpa e di vergogna.

In realtà, ho provato a chiedere aiuto, parlandone al parroco. A 11 anni scrissi persino una lettera che purtroppo persi e che venne ritrovata da un mio compagno … provai una grandissima vergogna. Ma fu tutto inutile, perché non ci fu mai un seguito, se non una tiratina d’orecchie al sacrestano che, per tutta risposta, quando mi rivide fu molto duro e mi picchiò. E lo faceva anche con altri, non ero il solo. Ma minimizzavano, quasi fosse la norma, e quindi mi sentivo ancora meno legittimato a parlarne.

Tutto finì dieci anni dopo con un atto di violenza molto duro: ero in chiesa con i miei amici e lui senza farsi vedere mi diede un pizzicotto sul sedere. Non ci vidi più: la rabbia accumulata per anni esplose e lo picchiai fino a farlo svenire, con grande sgomento e incomprensione da parte dei miei compagni che non sapevano nulla. Ma fu molto importante per me, perché sentivo finalmente di aver riaffermato la mia individualità, di essermi riappropriato delle distanze e di aver espresso un rifiuto assoluto di quella relazione.

 

Per tanto tempo, la mia mente ha rimosso tutto: non ricordavo più nulla. Tutti i ricordi sono riaffiorati durante una formazione da me organizzata, quasi fossi stato guidato da una forza superiore, con la dottoressa Myriam Caranzano di ASPI. D’improvviso il dolore è riapparso. Si potrebbe pensare che sono dispiaciuto per questo, ma è assolutamente il contrario: solo in questo modo ho avuto la possibilità di lavorarci su, di intraprendere un percorso di guarigione e fare pace con quello che mi è successo.

 

Quando ripenso a lui, provo un mix di emozioni. C’è ancora la rabbia (tanta che tuttora mi immagino di prenderlo a calci) ma al contempo compassione, perché è subentrata la consapevo- lezza che quella era la sua storia e che probabilmente lui non era altro che l’ennesima vittima di una catena di vittime e violenza.

Ho anche intrapreso un percorso spirituale sul perdono e adesso mi sento molto più leggero e più tranquillo. Il perdono per me è stato importante per continuare a vivere, per lasciare andare le zavorre e guarire le ferite.

 

Se dovessi dare un consiglio agli adulti, è quello di osservare i bambini, perché probabilmente mia mamma non mi ha mai guardato. Dieci anni non sono pochi! Possibile che mia mamma non si sia mai accorta? Possibile che non dessi segni? Io stavo via, andavo via con lui. È vero che lavoravano fino a tardi, eravamo poveri, gente semplice, umile. Forse si fidava o forse … non lo so. O forse non potevano immaginare. In ogni caso, non ho mai sentito che ci fosse la possibilità di parlarne. Quindi, osservate i vostri figli, al di là di quello che vi dicono, ascoltate col cuore e restate aperti al dialogo. E vorrei dire ai bambini vittime di abusi sessuali che voi NON avete nessuna colpa.

E infine, mi sento di dire che bisogna uscire dal circolo del silenzio. Perché non dovrei raccontare la mia storia? Vorrei poterne parlare come se facesse parte di una discussio- ne ordinaria, chiaramente quando ci sono i presupposti per raccontarlo, perché tenerlo nascosto alimenta la sensazione che si sia fatto qualcosa di sbagliato.

 

Grazie ai corsi che Myriam tiene regolarmente, a me capita ogni anno di accogliere la confessione di qualcuno che è stato vittima. L’attenzione al tema, quindi porta i suoi frutti e chi esce allo scoperto rappresenta purtroppo solo la punta dell’iceberg”.

 

Sergio Piasentin
Docente SUPSI