È un assolato sabato mattina di fine primavera. Paolo si appresta a giocare un’importante partita di calcio. Lui è il portiere della sua squadra e la partita di oggi è molto sentita da tutti i suoi compagni, lui compreso.

La squadra avversaria è la “squadra nemica”, pertanto la partita è un vero e proprio derby… tutti i giocatori sanno che il loro allenatore, Ernesto, ci tiene tantissimo a questa vittoria. Sanno anche che Ernesto ha proprio un’antipatia per questa squadra e per il suo allenatore. È già capitato che i ragazzi assistessero a delle litigate tra i due. Oltretutto, questa volta, Ernesto ha promesso ai ragazzi della sua squadra di portarli tutti a mangiare la pizza in caso di vittoria.

La tensione è palpabile già prima dell’incontro e Paolo, in qualità di portiere, sente molto su di sé la responsabilità.

 

La partita purtroppo non va come desiderato: gli avversari sono forti e la squadra di Paolo perde per 3 a 2. Paolo è dispiaciutissimo, si sente responsabile più degli altri per non essere riuscito a parare i goal degli avversari. Eppure sa di aver dato il massimo, di essersi impegnato tantissimo. Ma sa anche quanto Ernesto, il suo allenatore, ci tenesse a questa vittoria.

Al termine dell’incontro, mentre tutti si avviano a testa china verso gli spogliatoi, Paolo si avvicina all’allenatore e gli chiede: “Ernesto, allora stasera non andremo a mangiare la pizza, vero?”. L’allenatore prosegue a passo spedito e con il viso rabbuiato senza rispondere a Paolo e senza degnarlo nemmeno di uno sguardo. Paolo è mortificato, si sente in colpa, si sente a disagio, non saprebbe nemmeno descrivere cosa si stia scatenando dentro di lui, ma sente gli occhi riempirsi di lacrime e a stento riesce a trattenerle. Ci manca solo che Ernesto o i suoi compagni lo vedano piangere, sarebbe la fine…

 

Paolo non riesce a togliersi di dosso quella sensazione di disagio e di colpa che lo affligge da quando è terminata la partita. Soltanto la sera, quando è già a letto e il suo papà lo raggiunge per dargli la buonanotte, riesce finalmente a lasciarsi andare. Piange abbracciato al papà che lo ascolta e lo consola. Dopo averne parlato con suo padre, Paolo si addormenta, ancora triste per la sconfitta del mattino, ma sollevato perché non si sente più “sbagliato”.

 

 

Lo sport, le attività ricreative e associative sono per i bambini e i giovani occasioni di socializzazione e di crescita fondamentali. Altrettanto fondamentale è però il ruolo rivestito dagli adulti di riferimento (allenatori, monitori, coach, …): figure essenziali per la promozione di relazioni positive incentrate sul rispetto reciproco e veri e propri esempi da seguire, in quanto godono di ammirazione da parte di bambini e ragazzi che dunque tendono ad orientarsi a loro.

 

 

Il buon trattamento

Purtroppo, il fenomeno della violenza e dell’abuso sessuale è una realtà che non risparmia nemmeno i contesti sportivi.
Ogni organizzazione può esservi confrontata, ma prima ancora di parlare di abusi in ambito sportivo (vedi più sotto) è fondamentale parlare di buon trattamento, ovvero di un modo di relazionarsi ai minori basato sull’ascolto, sull’empatia e sulla consapevolezza dell’impatto del proprio comportamento.

 

Come si può sviluppare il rispetto nella relazione educativa e nella gestione del gruppo?
Come si può partecipare attivamente alla creazione di ambienti sani, alla promozione di una cultura del rispetto e del “buon trattamento”?

 

Rispondere a queste domande, mette le fondamenta per lavorare anche sulla prevenzione di molestie e abusi sessuali sui minori in ambito sportivo.

Un primo passo importante per mettere al centro della propria attività sportiva il benessere del minore, è una presa di posizione chiara e scritta da parte dell’organizzazione sull’importanza del comportamento rispettoso dei minori e dell’impegno contro ogni forma di violenza e di abuso.

Diverse altre misure possono favorire un ambiente sicuro e relazioni sane: la loro realizzazione dipende dalle particolarità di ogni organizzazione. Alcune hanno già intrapreso una riflessione ed hanno elaborato strategie e mezzi di prevenzione, altre si confrontano per la prima volta con queste tematiche.

 

 

L’importanza della prevenzione e della formazione anche in ambito sportivo

È quindi importante che, anche in ambito sportivo, si faccia prevenzione. La stessa Swiss Olympic si impegna dal 2004 nella lotta contro gli abusi sessuali, attraverso un programma – in collaborazione con l’Ufficio federale dello sport – basato sul lungo termine che propone a sportivi, federazioni, club e allenatori, gli approcci che permettono di evitare gli abusi sessuali nello sport e le misure da prendere se un abuso avviene malgrado tutto.

 

 

Qual è la formazione in questo ambito promossa da ASPI?

Dal 2012, in collaborazione con Gioventù e Sport (G+S) e l’Ufficio dello sport del Cantone Ticino, ASPI ha sviluppato un programma articolato di prevenzione degli abusi sessuali e di ogni forma di violenza sui bambini, anche quella psicologica ed emozionale. Gli obiettivi delle proposte formative di ASPI rivolte alle persone attive in ambito sportivo sono di sviluppare le competenze relazionali basate sul rispetto e le capacità per riconoscere le situazioni di abuso o maltrattamento in modo da poterle interrompere e aiutare le vittime.

Per raggiungere questi obietti, ASPI cerca di trasmettere ai ragazzi e alle ragazze le competenze necessarie per potersi proteggere e ai monitori e agli operatori G+S le competenze relazionali e educative in modo da poter sostenere nei loro allievi le capacità di auto protezione.

Nelle formazioni proposte da ASPI non si trascura nemmeno l’aspetto che riguarda l’abusante, e si cerca di motivare i potenziali autori a cercare aiuto prima di passare all’atto.

In Ticino, tutti coloro che hanno preso un brevetto G+S dal 2001 hanno seguito almeno una formazione della durata di due unità didattiche. Nel nostro cantone vi sono circa 10mila monitori con un brevetto valido, di cui 8’500 sono attivi. Cinquemila di questi hanno seguito questo corso. Ma non sono solo i monitori a dover essere formati. Anche i bambini e i ragazzi vengono resi attenti.

 

In conclusione

I casi di molestie, atti sessuali con minori e pedofilia sono apparentemente in aumento, ma solo perché c’è meno omertà, la rete di segnalazioni è più fitta, ci sono nuovi metodi di indagine, maggiore sensibilizzazione e prevenzione con le potenziali vittime.

L’importante è continuare a far crescere la consapevolezza delle persone che appartengono al “villaggio” del bambino, perché se è vero che secondo un proverbio africano per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio, è anche vero che per proteggerlo abbiamo bisogno di tutta la comunità, compresi gli ambiti sportivi.