Se i bambini capiscono il senso di una richiesta e imparano a valutare le conseguenze del proprio comportamento, con il passar del tempo rispetteranno le regole della convivenza di loro spontanea volontà.
Rispettiamo i bambini: la violenza non è MAI la soluzione!
In questo lungo periodo di domicilio forzato, i bambini sono più sofferenti per il fatto che non possono sfruttare appieno tutto il loro potenziale energetico! Eh sì, i bambini hanno maggior bisogno di movimento rispetto agli adulti, hanno bisogno di sfogarsi per trovare il giusto equilibrio tra mente e corpo. Il loro corpo è un vero e proprio “contenitore” di energie!
Quando non hanno uno spazio necessario per muoversi, per giocare o per ”scaricare” l’energia, diventano più agitati ed euforici, cercano di attirare l’attenzione dell’adulto attraverso dei gesti o delle attività per “rompere” la noia o la rabbia, nata dall’impossibilità di fare attività fisiche importanti per loro.
Queste situazioni sono difficili da sopportare per l’adulto che viene messo a dura prova e non sempre, soprattutto in questo momento in cui tutti i componenti della famiglia sono in casa, riesce a gestire lo stress in maniera rispettosa nei confronti del bambino. Per alcuni adulti la soluzione più efficace e veloce è ancora l’utilizzo di sberle o sculacciate, ritenute strumento educativo.
Alcuni genitori partono dall’idea che una sculacciata e qualche schiaffo siano ammessi di tanto in tanto. …”così impara e non lo farà più”! In effetti per paura di ricevere altre sculacciate il bambino non lo farà più, ma non avrà integrato il motivo della reazione dell’adulto.
Proprio oggi – nella Giornata Internazionale dell’Educazione non Violenta – vogliamo ricordare che la violenza non è MAI la soluzione e nessuna forma di violenza è accettabile, né men che meno utile: oggi sappiamo che la violenza subita nell’infanzia, ha conseguenze sull’autostima e sullo sviluppo in generale del bambino e ha potenzialmente effetti su tutto il corso della sua vita.
Il messaggio che passa al bambino, osservando l’adulto che risolve con la violenza una situazione ritenuta da lui inadeguata, è che la violenza è accettatabile e che è effettivamente la soluzione al problema.
Il compito dell’adulto è invece quello di spiegare al bambino quali comportamenti sono accettabili nel rispetto di tutti. Più il bambino si sente coinvolto nella riflessione, ascoltato e sostenuto da parte dell’adulto, più avrà voglia di rispettare le regole di convivenza.
Nel quotidiano, con i bambini, è utile educare con autorevolezza, mettendo in atto delle regole basate sul rispetto, condivise e comprensibili ai propri figli. Come? In modo empatico, amorevole e benevolo, tenendo conto del ritmo di apprendimento di ognuno e mantenendo una congruenza nella risposta ai vari eventi della quotidianità. Violenza zero!
CompAct: Consolidare le competenze, proteggere i bambini.
Un progetto di Protezione dell’Infanzia Svizzera e di ASPI.
Vignetta “Motivare le richieste vs. infliggere punizioni corporali“
I bambini fanno propri determinati atteggiamenti anche osservando come si comportano gli altri. Ciò vale sia per l’interazione civile con gli altri che per i comportamenti violenti. Se i genitori risolvono i conflitti senza alzare le mani, facendo invece capire al bambino il senso di una richiesta e le conseguenze delle sue azioni, generalmente ottengono l’effetto auspicato.
A volte i bambini possono mettere a dura prova i nervi dei genitori: spremono tutto il dentifricio dal tubetto, srotolano la carta igienica, oppure fanno i capricci e si ribellano a tutto. Anche se queste situazioni a volte sono difficili da sopportare, le punizioni corporali come le sculacciate, gli schiaffi, le tirate di capelli violano i diritti del bambino e a lungo andare non sono metodi educativi efficaci. Per paura di subire altra violenza, può succedere che il bambino reprima il comportamento indesiderato. In questo modo, però, non capisce perché il suo comportamento dia fastidio e come potrebbe modificarlo. Inoltre, dato che il bambino impara osservando come si comportano gli altri, non bisogna dimenticare che violenza chiama violenza: se i bambini imparano che le punizioni corporali o altre forme di violenza sono accettate e servono per risolvere i conflitti, con ogni probabilità un giorno o l’altro diventeranno a loro volta aggressivi nei confronti di altre persone o di se stessi.
Il quadro cambia se, con un tono di voce rispettoso, i genitori spiegano al bambino perché il suo comportamento non è accettabile e che cosa si aspettano da lui. Se i bambini capiscono il senso di una richiesta e imparano a valutare le conseguenze del proprio comportamento, con il passar del tempo rispetteranno le regole della convivenza di loro spontanea volontà. Invitando il bambino a ovviare a quanto fatto si favorisce il suo processo di apprendimento. Oltre a ciò, è importante considerare che i bambini imparano ripetendo più volte un gesto o un’azione. L’importante però è che, indipendentemente dalle situazioni, valgano le stesse regole e conseguenze e che i bambini imparino che c’è sempre un modo non violento per risolvere un problema. Affrontare in questo modo i conflitti richiede molta pazienza, ma a lungo termine è pagante.
Per saperne di più sul progetto CompAct clicca qui oppure scarica l’opuscolo Informazioni per genitori.