Cosa sta a cuore ai giovani svizzeri?
La Convenzione ONU sui Diritti del Fanciullo compie 30 anni il prossimo 20 novembre. Un traguardo importante che tutto il Mondo si appresta a celebrare, non di meno il Cantone Ticino che – attraverso la campagna “30 e più eventi” – ne vuole sottolineare l’importanza. Tra i 54 articoli volti a migliorare la protezione del bambino, quattro sono considerati fondamentali: non discriminazione (art. 2); interesse superiore del bambino (art. 3); diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo del bambino (art. 6); – diritto alla partecipazione (art. 12).
In questo approfondimento, vogliamo mettere l’accento sul diritto alla partecipazione, tra i quattro forse il più scontato, ma anche il meno considerato. Eppure l’esperienza di essere riconosciuti, di assumersi delle responsabilità e di scoprire le proprie capacità, partecipando alla vita comunitaria, a quella famigliare e scolastica, sono fattori molto importanti per lo sviluppo della personalità dei più giovani.
L’articolo 12: il diritto alla partecipazione
L’articolo 12 implica che l’opinione del bambino deve essere adeguatamente tenuta in conto su ogni questione che lo riguarda, conformemente alla sua età e al suo grado di maturità. La Svizzera, come tutti i Paesi che hanno ratificato la convenzione, ha l’obbligo di consentire ai fanciulli di formarsi un’opinione propria ed esprimerla liberamente.
Del resto, anche i bambini e i giovani chiedono di poter esprimere le loro opinioni e di essere presi sul serio dagli adulti, all’interno della famiglia, a scuola, nei comuni o nelle decisioni politiche. A tal fine, è necessaria un’istruzione completa e adeguata all’età sui diritti dei bambini, in modo che siano consapevoli dei loro diritti e delle opportunità di partecipare alle discussioni.
Art. 12
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Gli Stati parti garantiscono al fanciullo capace di discernimento il diritto di esprimere liberamente la sua opinione su ogni questione che lo interessa, le opinioni del fanciullo essendo debitamente prese in considerazione tenendo conto della sua età e del suo grado di maturità.
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A tal fine, si darà in particolare al fanciullo la possibilità di essere ascoltato in ogni procedura giudiziaria o amministrativa che lo concerne, sia direttamente, sia tramite un rappresentante o un organo appropriato, in maniera compatibile con le regole di procedura della legislazione nazionale.
Ma quali sono le questioni sollevate dai bambini e dai giovani della Svizzera?
Molte delle questioni sono legate all’ambiente in cui vivono e alle esperienze personali dei minori: da un lato, si riferiscono spesso ai loro spazi vitali, come l’ambiente familiare, la scuola e il tempo libero, e dall’altro al loro benessere individuale, emotivo e fisico (fonti: vedi nota 1).
Una delle principali preoccupazioni dei bambini in età scolare, per esempio, è quella di non avere abbastanza spazio per i parchi giochi nelle aree urbane.
“Le case che costruiamo stanno diventando sempre più grandi, il che riduce sempre di più lo spazio che a noi bambini viene lasciato per giocare. Non rispettano il nostro diritto al tempo libero, al gioco e al riposo! “ – Aina e Mona, 11 anni, Zurigo.
All’interno della famiglia, le preoccupazioni dei bambini e dei giovani ruotano principalmente intorno alla violenza domestica, al diritto di esprimersi nei conflitti familiari, nonché durante le separazioni e i divorzi. Da un lato, vogliono evitare situazioni di violenza all’interno della famiglia e, dall’altro, vogliono trovare sostegno in caso di conflitti.
“L’educazione deve essere non violenta e i bambini devono potersi sviluppare liberamente” – Yann, 12 anni, Zurigo.
Altri temi che preoccupano i minori sono legati a situazioni di bullismo a scuola e nell’ambiente ricreativo, sia da parte di conoscenti, altri studenti o insegnanti, sia sui social network. Anche la loro protezione dal contenuto pornografico nei media virtuali è una preoccupazione.
“Per me è importante che possiamo ridurre le molestie a scuola” – Svenja, 14 anni, Zurigo.
“Per me, la cosa più importante sarebbe il diritto di proteggere i bambini dai contenuti pornografici su Internet, perché tutti hanno una casa e l’accesso a questi contenuti è facile.” – Anaïs, 15 anni, Friburgo.
I bambini desiderano essere coinvolti nelle decisioni e negli argomenti che li riguardano: sentono di possedere qualcosa che vale la pena far sapere e che gli adulti spesso ignorano. Vorrebbero avere l’opportunità di aiutare a rendere il mondo un luogo migliore. Inoltre, coloro che sono consapevoli dei loro diritti, vogliono veder rispettato il loro diritto di far sentire il proprio punto di vista.
A livello svizzero, la parola dei bambini è realmente tenuta in considerazione?
Molte delle questioni messe ai voti nel sistema svizzero di democrazia diretta, riguardano anche i bambini (ad es. cambiamenti nel sistema scolastico), ma fino all’età di 18 anni essi sono ampiamente esclusi da questi voti. Sebbene molti cantoni e comuni offrano consigli per l’infanzia e/o parlamenti giovanili e consigli della gioventù, le loro decisioni non sono generalmente vincolanti.
Anche la partecipazione dei bambini e dei giovani a livello comunale rimane bassa e dipende molto spesso da iniziative individuali. I comuni hanno la possibilità di ottenere un sostegno finanziario per la realizzazione di progetti partecipativi, ma i requisiti per la realizzazione di tali progetti sono molto elevati e difficili da soddisfare per le autorità comunali senza una consulenza professionale esterna.
La situazione è simile per quanto riguarda la partecipazione dei bambini e dei giovani nelle scuole. Solo pochi cantoni prevedono esplicitamente questa partecipazione nelle loro leggi scolastiche (ad es. ZH, AG o BE). L’attuazione di queste disposizioni dipende in larga misura dalla sensibilità individuale di alcuni insegnanti.
In generale, l’accesso alle opportunità di partecipazione è particolarmente difficile per i bambini appartenenti ai gruppi più vulnerabili (ad esempio, i bambini disabili o quelli provenienti da un contesto migratorio).
In conclusione…
La partecipazione dei bambini è una lezione anche per gli adulti che, ascoltando le opinioni dei più piccoli, possono imparare a considerarli non più “cittadini del futuro”, bensì soggetti politici del presente, in grado di influenzare e migliorare la società. Quando interpellati, i bambini e le bambine esprimono un punto di vista diverso da quello dei grandi su come dovrebbe essere la realtà che li circonda e, come adulti, abbiamo la responsabilità e il dovere di ascoltarli.
Ricordiamoci – nell’anno del 30° della Convenzione ONU per i diritti del Fanciullo – che esprimersi, essere presi in considerazione e partecipare sono diritti legalmente riconosciuti ai nostri bambini, nella vita comunitaria ma anche e soprattutto nella vita di tutti i giorni. Come genitori o educatori, possiamo dare per primi il buon esempio ai nostri ragazzi, lasciando loro lo spazio per formarsi delle opinioni, imparare ad esprimerle, senza farli sentire giudicati o inferiori in alcun modo, ma al contrario creando un ambiente di ascolto ed empatia, dove ognuno possa sentirsi libero di apportare il proprio contributo, secondo le proprie competenze e grado di sviluppo.
Il consiglio è di partire dalle cose semplici per imparare noi adulti per primi a prendere sul serio la parola dei bambini, a relazionarci con loro alla pari, come partner degni di rispetto e considerazione: costruire insieme soluzioni per decidere dove andare in vacanza, a che ora partire per una gita, quale menu organizzare per la settimana … piccole cose della vita quotidiana che insegnano a noi e ai nostri bambini e ragazzi, il diritto alla partecipazione e il diritto di essere ascoltati.
Fonti:
1. Rete svizzera diritti del bambino. (2019). La parole aux enfants et aux jeunes sur la « List of issues prior to reporting » à l’attention du Comité des droits de l’enfant.