Le domande più frequenti sull’educazione sessuale.

Parlare di corpo, di emozioni e di rispetto è un’occasione unica di incontro, di ricchezza e di crescita sia per il bambino, sia per l’adulto. La parola “sessualità”, inserita in questo contesto, potrebbe stonare a molti eppure, quando si affronta il discorso con i bambini e/o gli adolescenti, sono proprio questi gli ingredienti fondamentali: corpo, emozioni, rispetto. Sono questi a rendere “la ricetta” dell’educazione sessuale qualcosa di utile, emozionante, (in)formativo e protettivo.

Per tanti adulti non sempre è facile parlarne, ancor di più se con i propri figli. Di educazione sessuale ne abbiamo quindi discusso con Marianna Esposito – sessuologa e psicoterapeuta – ponendole alcune delle domande che in maniera ricorrente emergono durante i corsi che la Fondazione ASPI tiene con gli adulti. Speriamo che le risposte possano soddisfare la curiosità di molti e aumentare la consapevolezza attorno l’importanza di fare educazione sessuale.

Quanto e quando è giusto entrare nel tema dell’educazione sessuale con i bambini? È meglio attendere domande da parte loro o anticiparle?

L’interesse dei bambini è molto precoce e le prime domande “difficili” le fanno intorno al periodo delle scuole elementari. La scuola dell’infanzia, per contro, è la palestra della scoperta del proprio e dell’altrui corpo (com’è fatto un maschio? Com’è fatta una femmina?) ed è il primo luogo, dopo “casa”, in cui imparare confini e rispetto.
Dall’inizio della prima elementare in poi si iniziano a complessificare le curiosità nonché le domande. È quella l’età in cui iniziano ad arrivare le richieste su come nascono i bambini e su cosa significhi “fare l’amore” o “nascere”, ed è questa l’età che spesso mette a dura prova le famiglie e le scuole.
I bambini più capaci di chiedere, saranno portati a interrogare mamme e papà, mentre quelli più silenziosi tenderanno a non chiedere e cercheranno altrove (come, per esempio, su Internet) le risposte alle domande che non riescono (o non possono!) fare: attenzione però che l’educazione affettiva e sessuale è un diritto anche dei taciturni!
La “conditio sine qua non” è l’onestà: niente api e fiori o cavoli e cicogne. I bambini hanno il diritto alla verità e alla risposta. Sarà l’adulto a dover seguire il discorso che il bambino porge senza esagerare con dettagli non necessari e attendendo dunque che sia il bambino a chiedere di approfondire laddove la curiosità non resti soddisfatta.
Per gli adulti più preoccupati, un suggerimento: ricordatevi che ogni domanda è un’occasione di prevenzione. Un bambino consapevole è un bambino più protetto!
Per un figlio sarà rasserenante sapere che con i genitori è possibile affrontare questi argomenti e sarà maggiormente protetto qualora dovesse incontrare difficoltà o situazioni ambigue che riguardano l’intimità e la sessualità, poiché saprà a chi chiedere aiuto.
Si può (e si deve) fare educazione affettiva e sessuale a tutte le età: prioritaria sarà la scelta del linguaggio usato che dovrà necessariamente essere adeguato al momento di sviluppo, cognitivo ed emotivo, del bambino che si ha di fronte.

Hai appena affermato che l’educazione sessuale e affettiva è un diritto anche dei “taciturni”. Come rispondere quindi alle domande “taciute”?

Non chiedere non significa quasi mai disinteresse. Un bambino potrebbe sentire che parlare di affettività e sessualità metta in difficoltà l’adulto e potrebbe credere che, non essendosene mai parlato, sia un tabù. O ancora, può temere di chiedere cose inopportune perché imbarazzanti per sé e per l’altro. In tal caso, è importante che sia l’adulto a fare il primo passo, condividendo messaggi semplici e onesti, iniziando a raccontare di rispetto e di amore: di queste cose non è mai troppo presto parlarne. A volte un buon libro da leggere insieme può essere una maniera per introdurre il tema.

L’adolescente e l’educazione sessuale: necessità o ridondanza?

A questa età è con i pari che l’adolescente si troverà più verosimilmente (e naturalmente) a confrontarsi sulla sessualità: con i genitori sarà più bello e opportuno (nonché funzionale) parlare d’amore e di rispetto, di profilassi e di sicurezza.

Come mai è così difficile parlare di sessualità?

A volte un adulto, per storia di vita, per valori e ideali socioculturali o per assenza di informazioni, non è in grado o non se la sente di rispondere al proprio figlio rispetto a temi sessuali.
I bambini hanno il diritto alle risposte ma i genitori non hanno il dovere di essere portavoce della risposta a ogni costo: la famiglia ha il diritto, piuttosto, di dirsi impreparata o a disagio rispetto all’argomento e avrà il compito (lì sì, il dovere) di trovare una figura che sappia rispondere al figlio (il partner? La scuola?).

L’aumento dell’utilizzo della tecnologia, con internet sempre a portata di mano, ha anche aumentato la possibilità di “informarsi autonomamente”. “Tuttavia, molte di queste informazioni, soprattutto quelle inerenti alla sessualità, sono distorte, non equilibrate, irrealistiche e spesso degradanti, specialmente per le donne (pornografia su internet). È perciò comparsa una nuova ragione a favore dell’educazione sessuale, vale a dire la necessità di contrastare e di correggere le informazioni e le immagini forvianti veicolate dai media”. (Standard per l’educazione sessuale in Europa, OMS pp.21-22)

È opportuno parlare di rispetto e amore, ancor più di fronte a questa sovraesposizione a queste nuove fonti di informazione. Hai qualche consiglio in merito?

Ogni famiglia ha propri ideali e principi e sarà lei a farsene portavoce. Resta il fatto che il cuore della narrazione dovrà essere sempre il rispetto di sé e degli altri, delle diversità e dei diritti di “essere” di ognuno. Poter condividere emozioni e valori consentirà anche ai piccoli di “esercitarsi” a sentire le prime e a sviluppare i secondi. “Alle volte uno si crede incompleto ed è soltanto giovane”: Italo Calvino lo dice meglio!

Di Maura Giudici –  operatrice sociale e responsabile del progetto Dillo Forte! di ASPI.

La Fondazione ASPI non si occupa direttamente di educazione sessuale, ma la tematica è strettamente legata al concetto di prevenzione degli abusi sessuali e dei maltrattamenti sui minori: nel rispetto dell’età evolutiva dei bambini, ASPI tratta con loro alcuni degli argomenti dell’educazione sessuale, al fine di dare ai bambini quelle informazioni necessarie a comprendere cosa sia accettabile e cosa no. Con i suoi programmi di prevenzione, la Fondazione ASPI mira a sensibilizzare e formare contro gli abusi sessuali, coinvolgendo tutti gli attori della rete di riferimento dei bambini, loro compresi.

Consigli di lettura

  • Tutto troppo presto – Alberto Pellai
  • Cosa succede nella pubertà?- Maria Castro Espin, a cura di Bianca Pitzorno
  • Come si fanno i bambini? – Anna Fiske
  • Cose da ragazze. Una guida gioiosa alla pubertà – Nina Brochmann, Ellen Støkken Dahl
  • Che cosa mi succede? (Ragazzi) – Alex Frith, Adam Larkum
  • Che cosa mi succede? (Ragazze) – Susan Meredith, Nancy Leschnikoff
  • Sto crescendo. Programma di educazione sessuale 7-10 anni – Roberta Giommi, Marcello Perrotta
  • Il gioco, l’amicizia, l’amore. Programma di educazione sessuale 11-14 anni – Roberta Giommi, Marcello Perrotta
  • Io domando. Educazione sessuale fin dai primi anni – Julia Santecchia, Cecilia Borghetti, Eleonora Lo Nigro (a cura di)
  • Col cavolo la cicogna! Raccontare ai bambini tutta la verità su amore e sessualità – Alberto Pellai, Barbara Calaba
  • Come sono nato? Programma di educazione sessuale 3-6 anni – Roberta Giommi, Marcello Perrotta
  • E io dove stavo?-Brita Granström, Mick Manning
  • Non è colpa della cicogna – Pietro Clementi