L’obiettivo del programma Face à Face ADOS è quello di sensibilizzare sul tema della violenza giovanile direttamente chi la violenza l’ha agita. Riconoscimento ed accettazione delle proprie emozioni, non colpevolizzazione ed empatia sono le parole chiave di Face à Face ADOS.

La violenza può essere una via per manifestare la rabbia ed è importante riconoscere questa emozione, rispettarla e
contestualizzarla come normale componente delle reazioni umane. Il fatto che ogni persona possa usare violenza o esserne vittima, non si traduce nella classica equazione “persona che ha avuto un comportamento violento = persona violenta”.
Face à Face ADOS si prefigge di permettere ai giovani autori di violenza di (ri)trovare degli strumenti per riconoscere e manifestare la propria rabbia, senza che essa si manifesti in reazioni violente verso gli altri o verso se stessi.


A livello sociale, si evidenzia il tabù che caratterizza la violenza giovanile. Un guscio che
Face à Face ADOS vuole rompere,
rendendolo un tema di discussione e di aperto confronto.

Ce ne parlano in questa intervista Giulia Gaggetti, Roberta Galfetti e Fabia Cereghetti (ndr. nella foto da sinistra a destra), psicologhe che portano avanti il progetto tra difficoltà ed insidie.

Intervista a cura di Stefania Brändli.


Nato nel 2008 a Ginevra, Face à Face ADOS sbarca in Ticino nel 2019. Il vostro è un programma riconosciuto dall’Ufficio Federale delle assicurazioni sociali (UFAS) come modello del più ampio programma nazionale “Giovani e violenza”. Da quali esigenze nasce e perché è riconosciuto come un servizio modello a livello svizzero?

Il programma Face à Face ADOS nasce inizialmente come programma rivolto alle donne con comportamenti violenti nel Canton Ginevra. Considerati gli effetti positivi riscontrati, tale programma è stato rimodellato in funzione degli adolescenti, sempre oltralpe, riscontrando altrettanti risultati positivi. Il progetto per giovani con comportamenti violenti è stato dunque “importato” in Ticino dal Canton Ginevra ed è stato implementato sul nostro territorio a partire dal 2019, con lo scopo di produrre una cultura condivisa ed una strategia cantonale di prevenzione della violenza giovanile.

Siccome la violenza rappresenta ancora un tabù, lo scopo che il programma si prefigge è anche quello di poter affrontare questa tematica senza colpevolizzare e con il fine di aiutare il giovane a sperimentare un confronto positivo con la gerarchia, integrando il rispetto per l’Autorità, in modo tale da riconoscerla e rispettarla, prendendo in considerazione le conseguenze sia per gli autori che per le vittime di violenza. La violenza è una via per agire la rabbia e per manifestarla; rabbia che va riconosciuta e contestualizzata come normale componente delle reazioni umane. Il punto cardine del programma risiede nel tenere conto che “ogni persona può usare violenza o esserne vittima in un momento dato della propria vita, in gradi diversi” e che questo non significa in alcun modo la “classica equazione” che traduce la persona, che ha avuto un comportamento violento, in una persona violenta. Cerchiamo quindi di aiutare il giovane nel riconoscere la propria rabbia, capire a che emozioni essa si associa e in che modo egli la manifesta, con lo scopo finale di attivare le risorse e trovare con lui nuovi strumenti adattivi per manifestarla, senza cadere in atteggiamenti aggressivi verso gli altri o se stesso.

Quali sono la missione e gli obiettivi di Face à Face Ticino? Come funziona? Chi vi si può rivolgere e in quali modalità?

Il programma, nello specifico, si rivolge ai giovani, maschi e femmine, dai 13 ai 20 anni, che hanno avuto almeno una volta nel corso della loro vita un comportamento violento in senso lato. Con questo si intende qualunque tipo di violenza: fisica, fisica su oggetti, psicologica, verbale, economica, su sé stessi, ecc. La violenza sessuale rappresenta l’unico tipo di violenza che non viene trattato all’interno del programma. Il programma non ha la presunzione di dare/avere una risposta/soluzione ad “ogni male”, ma si cerca di adattare al partecipante – a dipendenza della natura del disagio e considerando il singolo/la famiglia/la rete di supporto a 360°- con l’obbiettivo di mettere un freno a comportamenti cosiddetti violenti. In altre parole, i giovani decidono attivamente se prendervi parte, firmando un contratto interno, indipendentemente dall’eventuale obbligatorietà istituita dal Magistrato (così come dalla scuola o dalla famiglia/rete), confrontandosi così con le conseguenze della loro scelta. Qualora aderiscano, con ognuno viene definito un obbiettivo personalizzato che fa da fil rouge durante l’intero programma.

Il programma si rivolge dunque a tutti i giovani autori di violenza, in qualunque forma, e non soltanto a giovani che hanno commesso uno o più reati, con l’obbiettivo di consentire ai partecipanti di riconoscere la violenza in sé e l’impatto di questa sulla propria famiglia, il proprio ambiente e su sé stessi, così come di interrompere ogni tipo di violenza fisica e di ridurre ogni altra forma di violenza, imparando a identificare ed esprimere le proprie emozioni.

Nello specifico, il nostro programma ha un approccio psicoterapeutico e psico-corporeo/espressivo, ha una durata chiara e definita nel tempo (ha un inizio ed una fine ben precisi; 10 mesi, 50 ore), è composto da una parte svolta in gruppo (dai quattro agli otto partecipanti, parte composta da attività in prevalenza interattive, pratiche e concrete, così come da momenti più riflessivi, di parola e di scambio d’esperienze), da una parte di colloqui individuali/famigliari, e da degli incontri di bilancio nel corso dei mesi. Tutto questo con lo scopo di sviluppare l’empatia, la capacità di legame, lo spirito critico, identificare ed esprimere le emozioni, ed interrompere la trasmissione della violenza attraverso le generazioni. Quello che noi offriamo, nella nostra équipe, è un ascolto empatico e permettiamo ai giovani di esprimere tutte le loro opinioni, anche se contrastanti, ma sempre mantenendo un reciproco rispetto. Il nostro è un programma interattivo, perché durante tutto il percorso, alterniamo sia momenti in cui offriamo al giovane uno spazio protetto dove esprimere e riflettere sui propri vissuti (in gruppo, individualmente o con la famiglia), sia atelier in cui viene messo in gioco anche il corpo (atelier psicocorporeo, atelier arti marziali).

Chiunque, all’interno della fascia d’età sopradescritta, è libero di prendere direttamente contatto con il nostro Servizio, telefonicamente così come per iscritto via e-mail.

Se i partecipanti al progetto Face à Face sono dei giovani che hanno già avuto dei comportamenti violenti, perché esso rientra nella Strategia cantonale di prevenzione della violenza che coinvolge i giovani (0-25 anni)?

Il Consiglio di Stato, tramite i tre dipartimenti direttamente coinvolti DSS, DI e DECS, ha creato un programma dal titolo “Programma con giovani autori di violenza”, che è frutto di una strategia già adottata per la prevenzione della violenza che coinvolge i giovani tra i 0 e i 25 anni, 2017 – 2020 e dal programma nazionale «Giovani e violenza», 2011 – 2015.

Al fine di produrre una cultura condivisa di prevenzione della violenza giovanile, il Consiglio di Stato, tramite questo programma, intende adottare questa strategia per:

  • Ridurre la violenza che coinvolge i giovani.
  • Rafforzare il senso di appartenenza e il sentimento generale di sicurezza.
  • Garantire lo sviluppo armonioso e il benessere del bambino e del giovane sull’arco della traiettoria di vita.

Nello specifico, il nostro programma Face à Face ADOS Ticino si occupa della prevenzione a livello secondario, ovvero si occupa di evitare la recidiva di manifestazioni di violenza.

Dopo la partecipazione al progetto, in che modo seguite i giovani coinvolti?

La particolarità del programma Face à Face, come sopradescritto, è quella di avere una durata definita nel tempo. Di conseguenza, una volta terminato il programma, per ogni partecipante vengono effettuate da parte nostra delle raccomandazioni, come ad esempio, in caso di bisogno, iniziare un percorso psicoterapico o partecipare a gruppi terapeutici (presso i Servizi medico-psicologici o presso terapeuti altri), ma non è prevista la possibilità di iniziare un seguito individualizzato all’interno di Face à Face.

Dall’inizio della vostra attività in Ticino fino ad oggi che cosa avete potuto osservare o rilevare?

Laddove, come segnalato in precedenza, il tema dell’aggressività resta un tabù, notiamo che è ancora difficile da parte del territorio chiedere aiuto in merito e riuscire dunque a contattarci per segnalare dei/delle ragazzi/e presso il nostro programma. Infatti, la maggior parte delle segnalazioni avvengono in maniera coatta da parte del Magistrato dei minori e solo poche arrivano dalla scuola, dai Foyer o dalle famiglie stesse. Sottolineiamo con piacere che abbiamo ricevuto anche alcune segnalazioni spontanee.

Questa difficoltà nel confrontarsi con la violenza, e quindi nel parlarne, la osserviamo anche nell’atteggiamento iniziale dei ragazzi/delle ragazze che abbiamo incontrato. Tuttavia, una volta iniziato il percorso abbiamo sempre osservato il crearsi di belle sinergie tra i giovani/le giovani del gruppo e questo è stato spesso un punto di forza del nostro programma.

Come segnalare?

Tutte le persone in relazione con il giovane (famiglie, scuole, educatori, operatori sociali, e più in generale la rete di protezione, altre persone di riferimento, …) possono farsi portavoce della richiesta e segnalare il giovane o supportarlo nella presa di contatto.
Per segnalare contattare Face à Face Ticino tramite:

Tel: +41 79 277 43 91
E-mail: faf@ti.ch 

Si segnala infine che il programma Face à Face Ticino è compatibile con un impegno scolastico o lavorativo ed è interamente pagato dalle casse malati.