Come comportarsi e gestire la paura “dell’orco” che si potrebbe celare dietro lo schermo.
La recente notizia del bambino di Napoli suicida a 11 anni ha sconvolto giovani e adulti. Secondo le testate giornalistiche, la giovane vittima si sarebbe tolta la vita lanciandosi nel vuoto, poiché così era stato deciso da Jonathan Galindo che avrebbe coinvolto il bambino in sfide pericolose fino all’istigazione alla morte attraverso degli account social. Ma è tutto vero? In questo breve approfondimento ASPI, con l’aiuto di Paolo Attivissimo, vuole tranquillizzare la popolazione e fornire alcuni semplici messaggi e consigli che possono aiutare ad utilizzare le reti social in sicurezza.
Il fenomeno Jonathan Galindo – questo sconcertante personaggio dalle sembianze umanizzate di Pippo della Disney – ci riporta col pensiero al noto Blue Whale Challenge, di cui tanto si è parlato qualche hanno fa. Il meccanismo sembra essere lo stesso: attraverso i social, Galindo trascina i giovani in una spirale di violenza autoinflitta, che inizia con l’invio di video e foto inquietanti, e con la comunicazione alla vittima di dati personali che lei non avrebbe mai rivelato. Il caso diventa ancora più popolare, quando un utente messicano dichiara di aver visto Galindo fuori da casa sua, alimentando angosce e timori.
Fino ad arrivare ai giorni nostri, quando l’undicenne di Napoli si toglie la vita, lasciando un messaggio ai genitori: “Mamma papà vi voglio bene ma devo seguire l’uomo nero con il cappuccio”. A questo punto i media iniziano a parlarne vorticosamente, collegando il tragico episodio al fenomeno J. Galindo.
ASPI ha voluto cercare di far chiarezza e capire la veridicità di queste informazioni.
Navigando su web, abbiamo trovato molteplici articoli e video che non fanno che alimentare la paura rispetto al fenomeno. Si arriva a supporre che J. Galindo sia anche collegato ad un’organizzazione criminale, il cui scopo sarebbe l’estorsione e l’istigazione ad atti autolesionisti, compreso il suicidio.
Davanti a questa molteplicità di informazioni e teorie, è fondamentale sapersi orientare e destreggiare. Un compito non semplice per gli adulti, tantomeno per bambini e ragazzi. In questo caos di informazioni, non solo si rischia di smarrire lo spirito critico ma anche di sviluppare una paura rispetto all’utilizzo di reti sociali come TikTok, Instagram e Facebook. Certamente vanno utilizzate con prudenza, ma questo “orco” è davvero sempre in agguato? I nostri figli possono venire adescati e cadere in una trappola letale?
Paolo Attivissimo, giornalista informatico e cacciatore di bufale, ci ha aiutati a portare un po’ di luce sul caso: in modo chiaro ed esaustivo, Paolo ha indicato che, dalla lettura degli articoli pubblicati in rete, non emergono prove o fatti realmente tangibili che collegherebbero il suicidio della vittima di Napoli con una presunta istigazione da parte di un personaggio conosciuto in rete. Paolo ha sottolineato che in assenza di una perizia sul telefono del bambino, non è possibile stabilire un legame diretto e, di conseguenza, parte degli articoli presenti in rete si basano su pure congetture giornalistiche, senza fondamento giuridico.
Per gli adulti si avvera perciò importantissimo mettere in atto una serie di strategie, non solo per tutelare i minori da un ipotetico pericolo, ma anche per evitare comportamenti lesivi ed emulatori e, non da ultimo, evitare di disseminare ancora di più il panico. In primis è importante in generale accogliere i timori e le preoccupazioni di bambini e ragazzi, nonché la loro curiosità, precisando che le informazioni lette in rete non sono fondate, per cui è difficile stabilire se esiste davvero una o più persone che con lo pseudonimo di J.Galindo prendono contatto con minorenni e li coinvolgono in sfide pericolose.
Di seguito elenchiamo i principali messaggi da trasmettere a bambini e ragazzi sull’uso delle reti sociali, utili e veritiere indipendentemente dal caso Galindo:
- Se vieni contattato da uno sconosciuto su internet, non rispondere, blocca o segnala il contatto e informa un adulto. Se vieni contattato da qualcuno il cui pseudonimo è Jonathan Galindo, non rispondere e avvisa un adulto. A volte la curiosità può spingerti a comunicare con qualsiasi persona. Su internet ci si sente protetti ma le conseguenze, anche a livello giuridico, sono reali.
- Se leggi o vedi dei video che parlano di J. Galindo e ti senti spaventato, confuso, eccitato o disgustato, parlane con un adulto. Su internet circolano moltissime informazioni false e un bambino spesso non è in grado di capire la loro fondatezza.
- Non fare degli “scherzi” utilizzando lo pseudonimo di J. Galindo. Pensa a come si sentirebbe l’altra persona e come ti sentiresti tu al suo posto. Rubare l’identità a qualcuno e mandare dei messaggi offensivi, spaventosi e di istigazione alla violenza è un reato.
- Se hai delle preoccupazioni o delle paure e non stai bene, non confidarti con uno sconosciuto anche se si dimostra gentile e accogliente, ma parlane con un adulto di cui ti fidi o cerca un servizio competente a disposizione dei giovani, come ad esempio il Telefono Amico che puoi contattare via telefonata, sms, chat o email (visita 147.ch).