In occasione del 36° anniversario dell’adozione della Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (CRC), la Fondazione ASPI condivide la preoccupazione della Società Internazionale per Prevenire i Maltrattamenti e gli Abusi contro i Bambini (ISPCAN) e la necessità di richiamare l’attenzione su un tema più urgente e attuale che mai: la tutela dei diritti dell’infanzia nei contesti di guerra.

Diritto all’infanzia

Secondo la CRC, tutti gli Stati firmatari – attualmente 196 – hanno il dovere di proteggere i minori da ogni forma di abuso e garantire il loro diritto alla sopravvivenza e allo sviluppo (art. 6), alla protezione da torture e maltrattamenti (art. 37) e all’educazione (art. 28). Nonostante ciò, il mondo di oggi registra il più alto numero di conflitti aperti dalla Seconda Guerra Mondiale e tali diritti vengono frequentemente violati. Quasi il 19% dei bambini e delle bambine vive in zone di conflitto: questo non è solo un numero e loro non sono soltanto vittime collaterali. Sono bambini, di ogni età, separati dalle loro famiglie, reclutati come soldati, strumentalizzati per propaganda politica, abusati sessualmente ed esposti costantemente alla morte. A tali violazioni dirette si sommano gli impatti indiretti delle guerre: carestie, sfollamenti, assenza di cure sanitarie e interruzione della scolarizzazione.

Le ricerche più recenti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e di Save the Children evidenziano come l’esposizione prolungata alla violenza incida profondamente sullo sviluppo cerebrale dei bambini, alterando i sistemi di risposta allo stress e compromettendo la capacità di concentrazione, di empatia e di autoregolazione emotiva.
Gli eventi traumatici vissuti durante l’infanzia, infatti, dal singolo episodio a una situazione di pericolo costante a discapito della sicurezza, dell’incolumità e dell’integrità fisica, richiedono un notevole spirito di adattamento a livello sociale, emotivo, neurobiologico, psicologico e comportamentale ai fini della sopravvivenza. In assenza di interventi adeguati, questi eventi possono evolvere in disturbi da stress post-traumatico, depressione, ansia, difficoltà relazionali, dipendenza da sostanze. Tali condizioni possono aumentare la vulnerabilità dei minori per ulteriori esperienze di vittimizzazione o, in alcuni casi, possono determinare la riproduzione di comportamenti violenti.

Il ruolo della resilienza e INSPIRE

Tuttavia, anche nei contesti più avversi, i bambini possono sviluppare la capacità di resilienza e affrontare attivamente le difficoltà ed elaborare i traumi vissuti. La resilienza non cancella il dolore, bensì può trasformare l’esperienza di sofferenza in una risorsa per la crescita ed è una competenza che dev’essere rinforzata da interventi tempestivi, relazioni stabili e positive e un supporto emotivo adeguato.

Per eliminare ogni forma di violenza sui minori, nel 2016 l’OMS, UNICEF, Banca Mondiale e altre organizzazioni hanno sviluppato lo strumento strategico INSPIRE, oggi riconosciuto a livello internazionale come uno degli approcci più efficaci per la prevenzione e la promozione del benessere dell’infanzia. L’acronimo comprende sette strategie per aiutare governi e comunità ad intervenire su tutti gli ambiti della società. Dall’implementazione di leggi al rinnovo di norme e valori, dalla creazione di ambienti sicuri al sostegno alla genitorialità, dal rafforzamento economico all’offerta di servizi di supporto, fino alla promozione dell’educazione e delle competenze di vita.
Nei contesti di guerra, queste strategie si traducono in azioni concrete e urgenti. È fondamentale, ad esempio, intensificare il monitoraggio delle violazioni, prevenire la normalizzazione della violenza mediante campagne di sensibilizzazione e allestire spazi protetti dove bambini sfollati possano trovare sicurezza, istruzione temporanee e momenti di gioco. Altrettanto cruciale è garantire sostegno psicologico alle famiglie nelle zone di conflitto, facilitare programmi di microcredito per l’autonomia economica e assicurare l’accesso a servizi sanitari mobili e strutture di accoglienza. Non da ultimo, anche in guerra, i bambini devono poter accedere a forme alternative di apprendimento e attività che ne sostengano lo sviluppo emotivo e sociale.

Un invito per tutti

Oggi più che mai è necessario cambiare prospettiva e la protezione dell’infanzia deve essere una priorità ovunque. Proteggere bambini e adolescenti non significa solo “metterli in salvo” dopo la violenza, significa anche prevenire le condizioni che la rendono possibile, nei territori di guerra come in qualunque altra circostanza: a scuola, in famiglia, sui campi sportivi, sui social media.

Crescere bambini nel rispetto dei loro diritti significa promuovere una società pacifica, giusta, inclusiva e orientata allo sviluppo sostenibile, come auspicato anche dall’obiettivo 16 dell’Agenda 2030 dell’ONU.

L’invito è per tutti. La Fondazione ASPI è convinta che la prevenzione, quando è condivisa e attuata con determinazione, possa fare davvero la differenza, permettendoci di celebrare i diritti di tutti i bambini e le bambine del mondo: primo fra tutti, il diritto all’infanzia!