Intervista ad Anna Vidoli

È notizia dello scorso 30 settembre che anche il Consiglio nazionale ha finalmente detto all’inclusione del diritto all’educazione non violenta nel Codice civile: se anche il Consiglio degli Stati si mostrerà favorevole, si andrà verso la proibizione dell’uso di qualsiasi punizione corporale sui minori, anche nell’ambito famigliare. La Svizzera si allineerà così agli altri 63 Paesi che hanno già inserito questa proibizione nelle loro leggi.

Stiamo compiendo un grande passo avanti verso l’attuazione di questo importante diritto della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo, il cui anniversario cade il 20 novembre. Ma il diritto ad un’educazione non violenta è solo uno dei tanti diritti iscritti nella Convenzione, ratificata dalla Svizzera nel 1997. Solo qualche settimana fa, il Comitato ONU per i diritti del fanciullo, ha consegnato al Consiglio federale le sue raccomandazioni, a seguito dei rapporti del Consiglio federale stesso, delle ONG svizzere e del comitato dei giovani, presentati a giugno e, purtroppo, tali raccomandazioni sono persino aumentate rispetto alle precedenti: parliamo infatti di ben 138 raccomandazioni per attuare effettivamente la Convenzione ONU dei diritti del fanciullo in Svizzera.  

Ne abbiamo parlato con Anna Vidoli, responsabile del Programma di promozione dei diritti dell’infanzia presso l’Ufficio del sostegno a enti e attività per le famiglie e i giovani (UFaG).

 

  1. Anna, anche il Consiglio di Stato ticinese si è mostrato favorevole all’introduzione del diritto all’educazione non violenta nel Codice civile: il 23 settembre ha infatti inviato un messaggio1 al Consiglio federale. Ce ne vuoi parlare brevemente?

 

I diritti dei bambini, la loro protezione e partecipazione sono una priorità per il Cantone Ticino, il quale ha avviato un Programma cantonale di promozione dei diritti dell’infanzia, di prevenzione della violenza e di protezione dei bambini e dei giovani.

Il Programma di promozione dei diritti dell’infanzia intende promuovere il buon trattamento, proteggere da ogni forma di maltrattamento o abuso, prevenire tutte le forme di violenza, migliorare la presa a carico delle situazioni vulnerabili o problematiche. La missione è dunque quella di garantire tutti i diritti del bambino sanciti nella Convenzione ONU. È necessario agire e siamo in possesso di tutti gli strumenti per farlo.

Con il messaggio inviato al Consiglio Federale, il Consiglio di Stato del Cantone Ticino vuole lanciare un chiaro messaggio di quanto sia importante lavorare su più livelli per prevenire ogni forma di maltrattamento e, in chiave positiva, promuovere il buon trattamento. “Dai loro genitori i bambini dovrebbero ricevere due cose: radici e ali” (J. W. von Goethe). I bambini devono crescere circondati da relazioni affidabili, amorevoli e improntate sulla fiducia e il rispetto per diventare a loro volta individui sani, forti, capaci di offrire e ricevere affetto ed empatia, acquisire autonomia e competenze per vivere degnamente il loro futuro. Questi sono gli obiettivi che si raggiungono con un’educazione non violenta.

 

  1. Si tratta sicuramente di un passo in avanti che porterebbe la Svizzera a seguire l’esempio di altri 63 Paesi 2 nel mondo, eppure ancora sembriamo lontani dall’essere pienamente in linea con l’applicazione di tutti i diritti dei bambini sanciti nella Convenzione ONU. 138 raccomandazioni non sono poche… cosa ne pensi?

 

138 raccomandazioni in effetti non sono poche. Diversi aspetti sono di competenza federale, mentre altri di competenza cantonale. Il problema risiede nella complessità di coordinamento tra Cantoni, e tra questi e la Confederazione. Le principali raccomandazioni riguardano il fatto che la Svizzera ha sottoscritto la Convenzione con alcune riserve: mancano per esempio un osservatorio sui diritti del bambino (in corso di elaborazione), banche dati dei minori accolti in protezione, un articolo di legge che vieti le punizioni corporali.

Ci sono diversi Cantoni che negli scorsi anni hanno lanciato delle campagne di sensibilizzazione sui diritti dell’infanzia, ma sinora nessun Cantone ha avviato un vero e proprio Programma di promozione dei diritti dell’infanzia, di prevenzione della violenza e di protezione dei bambini e dei giovani, quindi si può dire che il Ticino in questo svolge un ruolo di precursore.

Il Programma cantonale vuole portare un cambiamento di paradigma: considerare il bambino come essere presente, competente, soggetto di diritti e non unicamente come oggetto di protezione. Questo cambiamento di visione nei confronti del bambino, quale essere a parte intera, detentore di diritti umani, richiede tempo. Gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU – in particolare l’obiettivo 16.2 che vede la fine di ogni forma di abuso, sfruttamento, traffico di bambini e di tutte le forme di violenza e tortura nei loro confronti – impongono agli Stati una riforma della legislazione nazionale e impongono di lavorare per rendere il divieto di tutte le punizioni corporali per i bambini una realtà!

C’è ancora una lieve permanenza nella giurisprudenza di tracce della nozione di “diritto di correzione”, sebbene questo sia sparito dal Codice civile (CC) nel 1978. La Svizzera è stata ammonita a più riprese poiché non ripudierebbe esplicitamente l’uso della violenza nell’educazione e non agirebbe sistematicamente contro lo stesso. Già nel 2015, nel quadro delle ultime raccomandazioni al nostro Paese, il Comitato ONU per i diritti del fanciullo si era rivolto al Governo svizzero chiedendogli di intervenire in tal senso. La violenza lede i diritti dei minori e, come più volte dimostrato scientificamente, è dannosa.

Per un cambiamento verso un’educazione non violenta occorrono misure a diversi livelli:

  • una legislazione chiara secondo l’articolo 19 della Convenzione ONU;
  • prevenzione, informazione e sensibilizzazione non solo di genitori e professionisti, ma anche dei bambini stessi;
  • rilevamento precoce, offerte di consulenza e aiuto.

Le resistenze all’abolizione delle punizioni corporali nel contesto famigliare derivano talvolta dalla convinzione che potrebbe provocare innumerevoli procedimenti giudiziari e portare alla condanna e alla detenzione di migliaia di genitori, fatto che certamente non sarebbe di beneficio ai bambini. L’obiettivo prioritario è di convincere i genitori a cessare l’uso della violenza o di altre forme di punizioni crudeli o degradanti, aiutandoli con interventi educativi di sostegno, piuttosto che applicando misure punitive.

 

  1. Quali sono secondo te i diritti dei minori sui quali la Svizzera deve concentrarsi nell’immediato?

 

È difficile dare un grado di priorità, sono tutti molto importanti ma l’accento va messo sicuramente sugli articoli fondamentali che ancora frequentemente non vengono rispettati anche nelle azioni più piccole.

Ancora troppo spesso i bambini vengono discriminati (art. 2) (e loro stessi lo sottolineano) in ragione di varie caratteristiche che distinguono gli uni dagli altri (disabilità, origini culturali e contesti migratori, orientamento sessuale, ecc.). Prendendo nota dall’obiettivo 10.3 degli Obiettivi di Sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030, lo Stato dovrebbe assicurare che tutte le forme di discriminazione siano vietate.

Sfortunatamente l’interesse superiore del bambino (art. 3) non sempre viene applicato in modo coerente nei programmi e nei procedimenti amministrativi e giudiziari, sia in relazione al collocamento in strutture alternative sia alle procedure di migrazione e asilo. Quando si prendono delle decisioni sulla vita del bambino, il suo interesse superiore deve essere centrale.

L’articolo 12, il più conosciuto e citato è però quello meno messo in pratica. I bambini devono essere ascoltati in ogni decisione che li riguarda. Di conseguenza le misure per promuovere la partecipazione vanno rafforzate sviluppando iniziative, forum di parola, linee guida e procedure operative.

Se pensiamo alla tematica attuale inerente il diritto correzionale e di conseguenza l’articolo 19 sulla protezione di bambini e giovani da qualsiasi forma di abuso, maltrattamento e negligenza sarebbe opportuno, oltre che vietare esplicitamente le punizioni corporali per legge in tutti gli ambienti, stanziare risorse per campagne di sensibilizzazione volte a promuovere forme positive di educazione.

Il Covid19 e le relative misure adottate hanno esacerbato la condizione inerente alla salute mentale di bambini e giovani. Vi è una carenza di servizi psichiatrici e psicoterapeutici per i bambini. In relazione all’obiettivo 3.4 degli Obiettivi dell’Agenda 2030 è rilevante costituire servizi, programmi di salute mentale e garantire professionisti qualificati per soddisfare i bisogni dei bambini in un contesto di fragilità.

La Svizzera ha un’emissione di carbonio particolarmente alta e questo ha un impatto negativo sui cambiamenti climatici, sull’inquinamento atmosferico e di conseguenza sul diritto alla salute dei bambini. Azioni e programmi in questo senso devono essere attuati rapidamente, rafforzando la sensibilizzazione dei bambini e promuovendone la partecipazione attiva nelle scuole.

Deve di conseguenza proseguire la sensibilizzazione sui diritti dei bambini tra il pubblico e per fare questo è importante coinvolgere attivamente i bambini stessi nell’operato. Una formazione sistematica sui diritti dei bambini, sulla Convenzione e i tre relativi Protocolli facoltativi, deve essere assicurata a tutti coloro che ruotano intorno ai bambini, in particolare ai professionisti che lavorano per e con i bambini.

 

  1. Un Programma cantonale per i diritti dell’infanzia di cui tu sei responsabile da quest’anno: è una bella iniziativa. Vuoi raccontaci quali sono i vostri obiettivi e come intendete muovervi nei prossimi mesi/anni?

 

Il Programma di promozione dei diritti dell’infanzia intende promuovere il buon trattamento, proteggere da ogni forma di maltrattamento o abuso, prevenire tutte le forme di violenza, migliorare la presa a carico delle situazioni vulnerabili o problematiche. La missione è dunque quella di garantire tutti i diritti del bambino sanciti nella Convenzione ONU.

Il Programma si articolerà attraverso la messa a punto di misure specifiche lungo 4 assi di sviluppo: promozione, prevenzione, rilevamento precoce e intervento; e in 5 ambiti di riferimento: Famiglia, Scuola e Formazione, Spazio sociale, settore Amministrativo e Giudiziario, settore Socio-sanitario.

 

La specificità risiede in due punti: da una parte il coinvolgimento di vari Dipartimenti, in particolare il Dipartimento della sanità e della socialità (DSS), il Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (DECS) e il Dipartimento delle Istituzioni (DI) con la Magistratura; dall’altra avere una durata di quattro anni, di disporre di un budget significativo e di voler coinvolgere i Comuni, nonché l’insieme degli enti attivi sul territorio, le famiglie, i giovani e i bambini. Si tratta dunque di un lavoro interdisciplinare che prevede un approccio di bottom – up e la partecipazione diretta di bambini e giovani.

Il 2021 mi ha vista impegnata nell’analisi della letteratura cantonale, nazionale e internazionale, nello svolgimento di audizioni con bambini e giovani (dai 3 ai 25 anni), con gli adulti dei 5 ambiti di riferimento per far emergere i bisogni e gli aspetti da migliorare in ottica di rispetto e promozione dei diritti. E in seguito la messa in atto di misure, progetti, attività che vadano a colmare le lacune emerse.

Un ruolo chiave gioca la sensibilizzazione dell’opinione pubblica. Questo lavoro vuole creare una cultura condivisa dei diritti dei bambini e dei giovani. Dal 2022, sarà poi possibile sostenere ulteriori progetti che vanno verso la promozione dei diritti dell’infanzia.

 

  1. La voce dei bambini e dei giovani: qui da noi, in Ticino, quali sembrano essere i diritti maggiormente rivendicati? Ci puoi citare qualche frase che ti ha colpito durante le tue audizioni?

 

Sono ancora poche le audizioni che ho svolto con bambini e giovani ma ciò che mi ha maggiormente colpita è che bambini e giovani chiedono di essere ascoltati dagli adulti, desiderano poter esprimere la loro opinione sulle situazioni che li vedono coinvolti, vorrebbero che gli adulti riconoscano le loro competenze. Questo sia in ambito famigliare, che in ambito scolastico o nel tempo libero. Chiedono inoltre di poter partecipare alle decisioni che li concernono, di nuovo, in tutti gli ambiti in cui crescono.

Ritengono inoltre che sia importante sostenere i genitori che possono trovarsi in difficoltà e che quindi mettono in atto misure punitive.

Chiedono disponibilità di spazi per potersi trovare, stare insieme senza essere considerati “giovani delinquenti”. L’amicizia, sia per i bambini sia per gli adolescenti, rappresenta un tassello importante delle loro vite e vorrebbero avere il tempo per coltivarla, senza essere giudicati ma con la libertà di scegliere con chi e come passare il loro tempo.

 

 


  1. https://www4.ti.ch/area-media/comunicati/dettaglio-comunicato/?NEWS_ID=192264&cHash=4fb7c6dd4eca4d0c4f4062c1354a256b#
  2. https://endcorporalpunishment.org/