ASPI oggi sorride per questo storico passo: il Consiglio nazionale ha detto sì all’inserimento di una legge nel Codice civile che proibisca di fatto le punizioni corporali e la violenza nell’educazione dei minori, in qualsiasi ambito della società, famiglia inclusa.

Il 5 aprile 2025, il Nazionale ha sostenuto questo cambiamento con 134 voti contro 56 e 2 astenuti, compiendo un ulteriore passo verso questo obiettivo. La proposta, infatti, è stata lanciata nel 2019 dalla consigliera nazionale Christine Bulliard-Marbach. Ora manca il via libera, l’ultimo, da parte del Consiglio degli Stati che dovrebbe arrivare nell’autunno di quest’anno.

Gian Michele Zeolla, direttore di ASPI precisa che «questa legge non è pensata per essere punitiva e infatti non riguarda il Codice penale. Si tratta di un cambio di paradigma: è un segnale per tutta la società e significa voltare pagina. Dove questa legge è stata introdotta, i cambiamenti sono stati evidenti nel giro di pochi decenni. La Svizzera è in ritardo, perché questo passo è già stato fatto in oltre sessanta Paesi».

Oltre un migliaio di studi provano che l’educazione violenta non ha nessun effetto benefico: per Zeolla «l’autorevolezza di un genitore non si misura nella violenza che utilizza per imporre una o l’altra decisione. In ogni caso, buon trattamento non significa né lassismo, né dire sempre di sì: è fondamentale mettere dei limiti, ma bisogna saper spiegare i no, e senza ricorrere alla violenza».

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