Dopo aver dato voce ai bambini e ai ragazzi, ASPI vuole chiudere questo ciclo di newsletter/approfondimenti dedicati alla gestione dell’emergenza sanitaria da un punto di vista della prevenzione della violenza, dando la parola ai genitori, ai docenti e ai direttori scolastici: come hanno vissuto il confinamento, l’insegnamento a distanza e la ripresa scolastica gli adulti?
Le preziose testimonianze di bambini e ragazzi raccolte qualche settimana fa, ci hanno mostrato in modo spontaneo e autentico il loro vissuto legato alla ripresa scolastica. Racconti che hanno messo in evidenza la loro capacità di adattamento, la facilità con cui hanno accettato e integrato nuove regole e direttive senza particolari resistenze e difficoltà, attivando dei meccanismi di resilienza che hanno permesso loro di gestire una situazione potenzialmente stressante.
E gli adulti?
Dalle interviste emerge un grande sforzo collettivo e congiunto che ha supportato il processo di resilienza di bambini e ragazzi. L’attenzione, la qualità delle relazioni famigliari e il supporto di figure di riferimento affettivo a casa e a scuola, si sono rivelati aspetti fondamentali per gestire e fronteggiare le sfide che ci ha posto l’emergenza Covid19.
Nelle voci di genitori, docenti e direttori emergono in modo trasversale la volontà e la capacità di trasmettere fiducia e un grande incoraggiamento nell’accettazione e nell’integrazione di nuove regole sociali.
Nota bene
Le interviste svolte dalle collaboratrici di ASPI vogliono semplicemente mettere a confronto il mondo degli adulti con quello dei più giovani, non per uno scopo rappresentativo di tutta la società, ma quanto piuttosto per dare il giusto valore ai veri attori protagonisti dell’emergenza sanitaria: il popolo tutto, grandi e piccini, in un momento di stravolgimento personale e sociale che ci ha chiamati tutti a fare la nostra parte, per il bene della comunità.
Le somme finali del periodo scolastico che ci apprestiamo – speriamo – a lasciarci alle spalle, saranno tirate ufficialmente dal Cantone, in collaborazione con il DFA della SUPSI, che in questi giorni ha inviato a tutti i nuclei famigliari del Ticino con minori che frequentano la scuola dell’obbligo, un’indagine /questionario dal titolo “A scuola in Ticino durante la pandemia di COVID-19”. Maggiori informazioni su: www.ricercascuola2020.supsi.ch/
Per i risultati si dovrà aspettare la fine di agosto, ma ASPI ci teneva a concludere questo ciclo di approfondimenti e newsletter con uno sguardo positivo che ci arriva non solo dalla grande forza dei bambini, ma anche dall’enorme impegno profuso da docenti e direzioni scolastiche, nonché dai genitori!
Intervista ad una direttrice di istituto scolastico comunale
Adattarsi alla nuova situazione che prevedeva le scuole chiuse e l’insegnamento a distanza, ci ha messo di fronte a qualcosa di sconosciuto: non c’erano esperienze pregresse e ci si è trovati davanti a tempistiche improponibili. Bisognava agire in tempi brevissimi. Nell’emergenza sanitaria in cui eravamo, la priorità era la salute e quindi tutto quello che sarebbe venuto dopo, non era sull’ordine di importanza quanto tutelarla.
Il nostro istituto da anni lavora per mettere il bambino al centro e questo è stato il motore di tutte le nostre azioni, nonostante la preoccupazione del momento. Ho trovato un contesto favorevole, con persone disponibili e sensibili e delle relazioni sane, sia all’interno dell’istituto che all’esterno. Quindi nonostante ci fosse preoccupazione e un po’ di disorientamento, ci siamo sempre considerati un equipaggio con un capitano che sa quello che deve fare, ma che può contare su un equipaggio con compiti e competenze. Di conseguenza siamo andati avanti con la navigazione nel momento di tempesta, con paura ma insieme.
Riguardo alla scuola a distanza, io ho avuto dei riscontri diretti e indiretti positivi. Abbiamo puntato sulle competenze trasversali e soprattutto sulla comunicazione diretta. La relazione tra pari e tra bambini e docenti, per noi è la base sui cui si costruisce tutto. Abbiano creato di conseguenza l’opportunità di raccogliere costantemente dei feedback e la percezione è stata positiva, sebbene sia stato uno sforzo incredibile. Abbiamo per esempio sentito tutte le famiglie, per far passare il messaggio che c’eravamo e ce l’avremmo fatta insieme, come dicevano gli slogan che imperversavano nel periodo.
Alla ripresa della scuola, invece ero molto molto più preoccupata rispetto al momento in cui bisognava chiudere, perché sono state date delle direttive sicuramente legittime su come bisognava fare, ma si era preoccupati rispetto alla situazione sanitaria, in quanto si avevano informazioni non tutte convergenti, e perché bene o male tutti come persone siamo stati toccati da questa emergenza, non solo per chi purtroppo ha dovuto affrontare dei drammi famigliari, ma anche per via delle ripercussioni dirette e indirette sul mondo del lavoro, dell’economia, delle finanze, delle relazioni sociali interrotte…eravamo tutti un po’ provati.
C’erano due aspetti in particolare che ci turbavano: la prima riguardo al poco tempo che si aveva per organizzare la scuola per tutelare bambini, famiglie e chi lavora all’interno degli stabili scolastici. E dall’altra parte, c’era questa gravosa responsabilità della decisione delegata alle famiglie rispetto alla frequenza alla scuola dell’infanzia. Per questo secondo aspetto di nuovo abbiamo cercato di sostenere un po’ le famiglie attraverso le telefonate, con la comunicazione diretta, non solo perché qualcuno a livello di competenze linguistiche magari non può accedere a tutte le informazioni, ma proprio perché la relazione e il confronto sono arricchenti e sgravano da una parte e dall’altra.
Dopo i primi giorni di riapertura, posso dire che i bambini si sono rivelati ancora una volta la punta di diamante dell’umanità, nel senso che sono riusciti a stupirmi positivamente per il loro modo di essere flessibili, per la loro capacità di adattamento. Sono sereni e naturali nel ristabilire relazioni. Non siamo mai dovuti intervenire per situazioni di disagio, anche se chiaramente stiamo parlando di un lasso di tempo tutto sommato breve e non si può generalizzare.
In questo periodo, anche le parole semplici hanno acquisito un sapore davvero speciale, quindi voglio dire GRAZIE a voi tutti bambini per come siete e continuate ad essere, anche se ogni tanto noi adulti non siamo sempre bravi a rispettare e garantire i vostri diritti, la cui responsabilità deve essere assunta dagli adulti.
Intervista ad una mamma di tre figli: due alle scuole medie, una alla scuola dell’infanzia
All’inizio non è stato facile abituarsi alla scuola a distanza e all’uso delle tecnologie: abbiamo dovuto scaricare nuovi programmi, imparare insieme ad usarli e, da genitore, è stato anche complicato stare dietro a due ragazzi delle medie che avevano a disposizione solo un computer, ma che dovevano comunque presenziare secondo la loro tabella oraria, nonché alla piccola dell’asilo. Col tempo e grazie al prestito di un altro computer, è andata un po’ meglio e i battibecchi tra i due grandi si sono appianati. Inizialmente, infatti, i miei figli erano un po’ in ansia, si lamentavano perché venivano chieste loro delle cose, ma erano impossibilitati a portarle a termine. Ho parlato anche con i docenti che hanno rallentato un po’ il ritmo e con l’arrivo del secondo computer, uno ciascuno, è andata meglio: piano piano hanno avuto meno bisogno di me.
Quando hanno ripreso la scuola, c’era un po’ di preoccupazione, perché non si sapeva come sarebbe stato: c’erano avvisi divergenti sulla sicurezza e anche avere la responsabilità di decidere se mandare o meno la piccola all’asilo, era difficile. Era tutto sulle spalle di noi genitori, con le sole informazioni che ricevevamo dai media.
Alla fine – come ho detto anche alla docente – non so se abbiamo preso la decisione giusta, ma pensiamo di aver fatto quella migliore per noi e per quello che erano i bisogni della piccola, che sentiva la necessità di stare con bambini della sua età. Ma anche gli adolescenti hanno bisogno di stare con i coetanei, di confrontarsi, invece di stare con i genitori chiusi in casa, quindi ha fatto bene anche a loro: ci siamo affidati e siamo andati sui loro bisogni psicologici e di umore.
In definitiva, si sono adattati molto bene, erano tranquilli e non hanno riscontrato difficoltà: la sera prima abbiamo guardato insieme a che ora entrare, in che gruppo erano, che tragitto fare, ecc.
Intervista ad una docente della scuola dell’infanzia
Adattarsi ai nuovi ritmi, quando la scuola era chiusa, all’inizio è stato un po’ una confusione: non sapevo bene cosa fare, c’erano nuove regole, era tutto nuovo. Ho dovuto prenderci la mano, ma ha funzionato. Abbiamo consegnato schede e materiale didattico ai bambini direttamente a casa una volta alla settimana e ci sentivano via WhatsApp, con video e qualche vocale. Ha funzionato, anche se è stato chiaramente diverso, perché ero in contatto con solo un bambino alla volta e non con il gruppo. Mi faceva piacere sentire i bambini, ricevere le cose dalle famiglie. Era un bel momento anche la preparazione del materiale da consegnare, anche se il metodo che usiamo alla scuola dell’infanzia è diverso: in presenza proponiamo gli esercizi attraverso il gioco e con il gruppo ne discutiamo. Anche i genitori hanno dovuto mettersi molto in gioco.
All’inizio i bambini probabilmente erano un po’ spaesati dalla chiusura della scuola: credo sia difficile spiegare loro come mai da un giorno all’altro non si va più a scuola, ma alla fine loro si adattano abbastanza bene.
In merito alla riapertura della scuola, all’inizio ero un po’ nervosa, perché abbiamo dovuto apportare diversi cambiamenti, sia all’organizzazione degli spazi, che ai rituali. Per esempio, prima alla mattina si arrivava e lasciavo il tempo ai bambini di ambientarsi e poi ci si trovava dopo insieme. Ora invece appena arrivano ci si va a lavare le mani, ci si siede ognuno al proprio posto, ci sono regole diverse … per tutto ciò ero nervosa: nel corso dei mesi è stato difficile creare una routine con i bambini e, tutto ad un tratto, abbiamo dovuto cambiarla. Però è andata molto bene, nel senso che i bambini si sono adattati subito, hanno capito anche la situazione e neppure io ho avuto particolari problemi.
Li ho visti soprattutto contenti di poter rivedere i compagni e il tutto è diventato anche un po’ una sfida: ci sono queste nuove regole e le rispettiamo, giochiamo in due al posto di giocare attaccati, tocchiamo poche cose, magari facciamo un cambio dei giochi e dei libri (“ah che bello oggi ci sono questi libri, domani ce ne sono di nuovi che non usiamo oggi, per non toccare troppe cose”).
Il fatto che con i genitori abbiano già vissuto a casa questa situazione, ha sicuramente permesso loro di adattarsi meglio alla nuova situazione e poi il ritrovarsi, il sostenersi a vicenda… loro sono contenti di vedersi e questo sicuramente ha aiutato, rispetto all’essere da soli.
Un messaggio per loro: continuate così che siete fortissimi e vi adattate a qualsiasi cosa. Sprizzate sempre gioia!
Intervista ad una docente di scuola media
Adattarsi ai nuovi ritmi di lavoro e all’uso delle TIC non è stato complicato. Conoscevo la piattaforma moodle e ho cercato di renderla il più accessibile possibile per i ragazzi. Nella scuola a distanza mancava il contatto diretto con i ragazzi, soprattutto se qualcuno mancava alla lezione online, non era facile capire le motivazioni dell’assenza.
Gli allievi si sono adattati bene, sono stati molto resilienti. Si sono impegnati molto. C’è da dire che chi era in difficoltà prima, lo è stato anche dopo.
Al rientro ero parzialmente tranquilla, avevo voglia di rivedere i miei allievi in particolare chi avevo sentito con meno frequenza ma avevo anche il timore della loro reazione di fronte alle nuove regole (lavarsi le mani, la distanza sociale…). Una volta visto che loro reagivano bene, è svanita la preoccupazione iniziale.
Non sapevo come avrebbero reagito i miei allievi, pensavo che si sarebbero aspettati un rientro normale, d’altra parte erano molto preparati a questa nuova scuola.
Attualmente ho la metà delle ore e questo limita il programma, il vantaggio è che si riesce a lavorare meglio e permette ai più timidi di emergere, esprimersi e partecipare in modo più attivo. Allo stesso tempo le regole d’igiene limitano il tempo da dedicare alle lezioni.
Penso che i ragazzi si adattano facilmente alle situazioni. Noi abbiamo avuto meno difficoltà, perché abbiamo attivato subito la piattaforma Teams di modo che si potevano contattare tra loro: sentirsi e vedersi sulle piattaforme ha permesso di mantenere e consolidare i contatti.
Le famiglie sono state un grosso supporto morale per i ragazzi e la presenza dei genitori ha facilitato l’adattamento.
Il messaggio che vorrei dare è che spero che si riprenda in modo “normale” a settembre.
Intervista ad un papà di due figli: una figlia alle scuole medie, un figlio alla scuola elementare
Adattarsi all’uso delle tecnologie è stato poco problematico, in particolare mia figlia di prima media era ben predisposta. Il piccolo non ha dovuto usare questi strumenti. Va detto che abbiamo dovuto dare una grande fiducia a nostra figlia, perché durante le lezioni e nello svolgimento dei compiti non potevamo essere sempre presenti.
Mio figlio ha vissuto bene la scuola a distanza, riceveva i compiti per posta, il carico non era elevato e ha avuto tutto il tempo per eseguire le consegne.
Per mia figlia è andata ancora meglio, perché era entusiasta di poter lavorare con il computer e ne ha beneficiato parecchio.
Il primo giorno della ripresa scolastica ero tranquillo senza pensieri di mancato spazio sociale o classi non preparate, perché reputo anche che non sia fattibile far mantenere le distanze a scuola. I ragazzi quando escono stanno vicini ed ero ben cosciente che i miei figli non avrebbero mantenuto la distanza sociale malgrado gli sforzi della scuola.
I miei figli avevano voglia di rivedere gli amici e mi sembra avessero anche capito il valore della scuola, in particolare ciò che è mancato e l’importanza di una scuola “normale”.
Si sono adattati bene per due motivi: da un lato abbiamo vegliato su di loro e sul loro corretto andamento scolastico (è indubbio e necessario l’accompagnamento di un adulto), dall’altro perché il carico non era eccessivo.
Sapevano che sarebbe stata abbastanza rilassante la situazione, l’hanno vissuta molto bene. Hanno avuto la possibilità di fare delle cose a casa, nel tempo libero (giocare, disegnare, leggere) e fare i compiti quando volevano loro.
Penso che si siano adattati bene grazie al nostro supporto. Senza il supporto genitoriale, i bambini non hanno il senso di responsabilità di eseguire le consegne in modo esemplare e se non c’è un adulto che spiega esattamente cosa intende il maestro, i ragazzi possono eseguire il compito in maniera errata.
Voglio fare i complimenti ai miei figli che sono stati bravissimi nel prendere positivamente tutto quello che arrivava, dalle buste con i compiti alle lezioni su Moodle. Sono stati positivi in tutto e non ci hanno mai creato problemi con la scuola.