Un racconto per l’Avvento

“L’inizio dell’Avvento e l’avvicinarsi delle festività natalizie, mi riportano ogni anno indietro nel tempo, alla mia infanzia. E da quando sono mamma, i ricordi emergono con un’intensità anche maggiore.

Osservo mia figlia Marina e rivedo me stessa alla sua età: preparo i piccoli rituali di questo periodo per lei, ma anche un po’ per la bambina che sono stata io, quasi come potessi farla ritornare, almeno attraverso le mie emozioni.

Ho tanti ricordi belli e alcuni anche un po’ fastidiosi, come la tradizione di andare a fare visita alle zie più anziane della famiglia. Alcune di loro vivevano sole e, insieme al mio papà, andavamo a trovarle due volte all’anno, in estate e prima di Natale. Odiavo quelle visite, anche se sapevo che avrei ricevuto un piccolo regalino o dei dolciumi ai quali non dicevo mai di no. Ma quelle zie avevano l’abitudine di sbaciucchiarmi, stringermi, pizzicarmi le guance strizzandole tra le loro dita che a me parevano sempre puzzolenti. Sento ancora vividissime le sensazioni di allora, un misto di disagio, vergogna, disgusto e pure di dolore per quei pizzicotti che non avevano nulla di affettuoso. Guardavo mio padre con occhi supplicanti, sperando che mi liberasse presto da quella situazione, che dicesse qualcosa alla zia di turno, che trovasse una scusa per allontanarla da me… e invece, cosa diceva? “Su da brava, dai un bacino alla zia e ringraziala per il regalino.”

Non ci potevo credere! Ma non vedeva quanto stavo male? Quel suo incalzarmi lo vivevo come un vero e proprio tradimento. Già allora, lo ricordo benissimo, avevo promesso a me stessa, che non avrei mai permesso che i miei figli un giorno dovessero subire quel supplizio.

 

Gli anni sono volati, le zie purtroppo non ci sono più e presto mi sono ritrovata ad essere mamma a mia volta, ma non ho mai dimenticato la promessa. Capita infatti ogni tanto, che Marina si rifiuti di salutare o baciare parenti e amici che vengono a farci visita. Quasi a voler riscattare l’antico sgarbo subito dalla sua mamma quando era bambina. A volte si rifiuta di dare un bacio anche alla nonna che lei tanto ama e alla quale è così legata. Memore della promessa che avevo fatto a me stessa già da piccola, non ho mai obbligato Marina a risponde

re alle richieste di baci, abbracci e altri contatti fisici che lei non desidera. Quando era ancora molto piccola e non ancora in grado di esprimersi a parole, ero io a “tradurre” il suo energico scuotere la testa quando una cosa non le andava bene. Allora dicevo alla persona che la guardava perplessa e anche un po’ offesa: “In questo momento Marina preferisce non dare baci. Ma sono sicura che apprezza 

 

se le fai ciao con la mano.” E adesso che è diventata più grande, abbiamo trovato insieme una soluzione, quasi un codice segreto tra di noi per quelle situazioni in cui ha bisogno del mio aiuto: lei mi guarda in un certo modo e io capisco che in quel momento non se la sente di salutare o rispondere alle domande incalzanti di chi ha di fronte o, addirittura, di assecondare la richiesta di un bacio. Allora ancora una volta sono io il suo portavoce: “Non ti va di dare un bacio alla nonna? Mi sa che alla nonna farebbe piacere ricevere un salutino speciale da parte tua… cosa potresti dirle? O come potresti fare?”… e di solito Marina trova un modo per accontentare la nonna, senza sentirsi obbligata a fare qualcosa che in quel momento la farebbe sentire a disagio.

Più cresce e meno frequenti sono questi momenti. Di solito è una bambina affettuosa, solare e sicura di sé, capace anche di esprimere i propri bisogni con rispetto e attenzione verso gli altri. Sono contenta di essere riuscita a tenere fede alla promessa di allora: Marina oggi sa che nessuno può obbligarla a fare cose che le sembrano strane e fuori dalla sua comprensione, men che meno che le creano disagio e fastidio”.