Come instaurare un dialogo costruttivo tra adulto e minore.
TikTok è l’applicazione del momento: un fenomeno planetario che conta oltre 40 milioni di utenti attivi giornalieri, tra cui molti minorenni. Il suo successo probabilmente deriva dal bisogno tipico della nostra era di apparire e condividere con gli altri, meglio se attraverso le immagini, ancora meglio se attraverso dei video. Nasce così TikTok, un mezzo veloce, leggero e divertente per creare e condividere contenuti video che paiono fatti da professionisti: dimenticate in questo mondo virtuale la fotocamera, il computer e tutte le competenze di montaggio… “TikTok ha abbassato le barriere di accesso attraverso un servizio fruibile tramite un comune telefono cellulare con il quale fare tutto: creazione, produzione e distribuzione dei contenuti”, come hanno affermato i responsabili di ByteDance, l’azienda cinese che ha creato questo social network, dopo l’acquisto di Musical.ly.
Un successo che chiaramente ci coinvolge anche alle nostre latitudini e che pone nuovi interrogativi tra gli adulti e i genitori. È il caso di una mamma che nelle scorse settimane ha chiesto ad ASPI di parlare dell’utilizzo di TikTok da parte di ragazzini e di bambini (n.b. l’applicazione è vietata ai minori di 13 anni, ma non c’è un vero controllo al momento della registrazione). La mamma in questione si chiede come poter spiegare alla figlia undicenne che certi suoi video, ritenuti da lei ammiccanti e sexy, non sono adatti alla sua età e come poterle parlare senza ferire i suoi sentimenti e farla sentire giudicata.
ll pensiero è subito corso ad un articolo di Alberto Pellai, in cui raccontava come aveva affrontato con sua figlia l’argomento dei testi volgari e offensivi delle canzoni.
È proprio prendendo spunto da questo articolo che vogliamo provare a dare una risposta a questa mamma e a tutti i genitori che si confrontano con questa nuova sfida.
Il consiglio di ASPI, come anche quello di Pellai, è di cercare un dialogo costruttivo con i figli, a qualsiasi età, piuttosto che giudicare, vietare o punire. Ma come iniziare un dialogo su argomenti potenzialmente spinosi? Cosa dire, come rispondere? Sono queste solitamente le domande dei genitori di fronte a comportamenti dei più piccoli che gli adulti non ritengono accettabili. È molto bello il fatto che la signora che ci ha scritto, abbia chiesto aiuto prima di dire o fare qualcosa che non la convincesse e, soprattutto, che avesse espresso il desiderio di parlare con la figlia senza ferire i suoi sentimenti. Questo è sicuramente l’approccio più rispettoso, capace di aprire le porte a un dialogo basato sulla fiducia reciproca. Il bambino che si sente accolto e accettato senza percepire giudizio, si aprirà più facilmente e si sentirà abbastanza sicuro per poter condividere il suo vissuto, le sue emozioni e i suoi pensieri. Da questa situazione può nascere un confronto costruttivo.
La preoccupazione della mamma che ci ha scritto riguardo ai video che la figlia – ancora relativamente piccola – ha condiviso su TikTok, è comprensibile. E sarebbe molto utile poterne parlare con la ragazzina per aiutarla a vedere aspetti di questo comportamento che, data la giovane età, non ha considerato. Si possono pertanto utilizzare le tecniche dell’ascolto attivo, come proposto da Th. Gordon o domande aperte, oppure considerazioni proprie, espresse con frasi in prima persona. È molto più costruttivo mostrarsi curiosi verso i loro interessi, provando a mettersi nei panni dei figli e cercando di modificare la nostra prospettiva, piuttosto che punire, rimproverare e proibire. Inoltre, mostrando loro che siamo capaci di osservare la questione anche dal loro punto di vista, e magari modificare le nostre posizioni di partenza, siamo un esempio di come si possano rivedere le proprie idee e opinioni. Se vogliamo che i nostri figli cambino il proprio modo di considerare certi loro atteggiamenti, è importante che anche noi dimostriamo di essere in grando di cambiare prospettiva e, a volte, anche i nostri giudizi e comportamenti.
Se i bambini e i ragazzi ci percepiscono come i poliziotti della situazione, non vorranno confrontarsi e confidarsi con noi, per paura di essere puniti. Se invece potranno sperimentare che il genitore è una persona che si interessa al loro mondo, alle loro attività, cercando di capirle, e che ha anche qualche buona idea in merito, può diventare un interlocutore fidato e interessante.
Domande da porre ai bambini e ai ragazzi per aiutarli a riflettere sul loro comportamento:
- Qual è la cosa che più ti piace del video che hai pubblicato?
- Cosa vorresti che chi lo guarda notasse?
- Mi sembra di capire che attraverso il tuo corpo vorresti comunicare qualcosa a chi guarda il video. Quale messaggio vorresti trasmettere ai tuoi amici?
- Cosa pensi che esprima il tuo corpo mentre ti muovi così?
- Se il tuo corpo potesse parlare con le parole, secondo te, cosa avrebbe voglia di dire?
- Come sarebbe per te, se lo guardasse il custode della scuola o il direttore?
- Tu cosa penseresti, se io facessi dei video simili ai tuoi e li pubblicassi su TikTok? Come ti sentiresti?
Come trasformare un’esperienza potenzialmente a rischio in un momento di condivisione?
Sempre prendendo spunto dal già citato articolo di Pellai, il confronto sull’utilizzo di social network come TikTok, può portare anche alla condivisione di interessi. Il genitore può per esempio invitare i propri figli ad usare in modo diverso l’applicazione.
- Pensare insieme ai figli quali altri contenuti si potrebbero condividere su TikTok.
- Proporre di fare dei brevi video insieme. Il genitore potrebbe riprende il figlio/la figlia che esprime un aspetto di sé, una sua abilità, durante la pratica di uno sport o di un hobby, ecc. In seguito sarà il figlio a fare da regista e filmare il genitore mentre cucina, fa giardinaggio, o un altro tipo di attività.
- Proporre di guardare un film o un documentario che tratta argomenti simili a quelli dei video condivisi dai figli su TikTok e poi discuterne insieme.
- Guardare video da cui la figlia o il figlio ha preso spunto per pubblicare i propri e discuterne insieme.
Quali sono i rischi e quali le opportunità di questa applicazione che piace tanto a bambini e ragazzi?
Il pregio di TikTok è sicuramente quello di dare spazio alla creatività: si possono realizzare balletti, meme, scenette e altre attività di movimento e, sopratutto per le adolescenti, risponde a una serie di bisogni legati al riconoscimento, l’accettazione e l’approvazione sociale. Se pensiamo alla nostra adolescenza forse riusciamo a visualizzarci chiusi in camera, ballando e cantando davanti allo specchio… quest’ultimo ci rimandava la nostra immagine che dovevamo accettare e cercare di plasmare secondo il nostro io idealizzato.
Ora, con TikTok, queste immagini non sono riflesse da uno specchio ma vengono proiettate in uno spazio virtuale immenso e pubblico in cui vengono percepite, interpretate e giudicate da tutti. Per questo motivo è fondamentale pensare cosa mostare di sé e come farlo, considerando che lo specchio sono gli altri. Il rischio che si corre è quello di minare la propria autostima, se questa non è più che solida (e a quell’età ci chiediamo come possa esserlo del tutto): i giudizi esterni o il poco successo possono influire negativamente sull’immagine che si ha di sé, con conseguenze spesso molto gravi, se si pensa a situazioni estreme, dove il ragazzo/ragazza diviene vittima di cyberbullismo e di addescamento.
A sua discolpa, TikTok ha la particolarità della breve durata dei video (da un minimo di 15 secondi a un massimo di 60), il che pone l’utente davanti ad una progettazione dei contenuti che, potenzialmente, lo spinge a riflettere su cosa vuole pubblicare e mostrare al pubblico.
Infine, va detto che tra tutte le reti sociali, TikTok sembrerebbe essere quella che rispetta maggioremente la privacy dell’utente. Per esempio il like o il commento ad un contenuto di una persona che si segue, non presuppone che questo venga condiviso indirettamente (e spesso inconsapevolmente) con utenti esterni non appartenenti al gruppo degli “amici”, come invece è il caso di Facebook e Instagram. Spesso i ragazzi dicono infatti che su TikTok il profilo privato “è veramente privato”. Inoltre su TikTok non è possibile estrapolare i video e condividerli su altre piattaforme online, se non – a dire il vero – usando la funzione di registrazione dello schermo del proprio smartphone (un escamotage evidentemente si trova sempre).
Questi aspetti positivi, però, rischiano di infondere un senso di “sicurezza” a chi pubblica dei video, dando la convinzione di condividerlo solo con amici e persone “selezionate”. Un aspetto fondamentale legato alla prevenzione, quindi, consiste nel sensibilizzare ragazzi e bambini al fatto che un contenuto pubblicato nolente e volente dura per sempre e può essere visto potenzialmente da tutti.
In sintesi, Tik-Tok, come tanti altri social network e altre tecnologie online, comporta dei rischi per la crescita e lo sviluppo dei ragazzi e delle ragazze. La consapevolezza di questi rischi e la volontà di affiancare i propri figli in modo amorevole ed empatico, ma anche autorevole (attenzione, non autoritario) permette di vedere questi “social media” come un’opportunità di condivisione non solo sugli aspetti tecnici, bensì proprio in merito alle tematiche cruciali in età (pre-)adolescenziale. Auspichiamo che le riflessioni portate in questa Newsletter possano aiutare i genitori a trovare le PROPRIE parole per affrontare l’argomento con i loro figli. Il team ASPI è a disposizione per domande e informazioni.
Buono a sapersi
Per garantire e limitare la diffusione incontrollata dei video realizzati, è importante abilitare le restrizioni ai contenuti e gestire le interazioni offensive nella piattaforma. In particolare scegliere di creare un account privato, permette di rendere i video accessibili “solo” ai follower. C’è anche la possibilità di cancellare qualsiasi commento pubblicato sotto un video (toccando il video e tendeno premuto appare l’icona “Cancella”). Si può inoltre controllare chi può commentare i video, bloccare un follower e, ancora più importante, un minore vittima di bullismo, ha la possibilità di segnalarlo alla community.