15 anni di attività nelle scuole della Svizzera Italiana.
Era il 2003 quando per la prima volta – con l’accordo dell’allora direttore dell’istituto scolastico di Mendrisio – il signor Alberto Dotti – partiva un progetto pilota di Le Parole Non Dette che da subito coinvolse tre classi di quarta elementare. Da allora il progetto di ASPI ne ha fatta di strada e questo autunno festeggia i suoi 15 anni, vantando numeri veramente importanti: in questi anni, infatti, sono stati coinvolti oltre 5’000 bambini, 3’000 genitori e circa 370 docenti coinvolti.
Ma come e perché è nato il progetto Le Parole Non Dette?
Tante persone – anche tra coloro che ci leggono – conoscono sicuramente questo efficace programma di prevenzione primaria che si rivolge ai bambini, ai loro genitori e ai loro insegnanti, con l’obiettivo di trasmettere competenze che possono aiutare i bambini a proteggersi da possibili abusi sessuali e da altre forme di maltrattamento.
Pochi, forse, sapranno invece come è nato. Questo programma non è in realtà un’invenzione di ASPI, ma di Alberto Pellai – noto scrittore, medico, psicoterapeuta dell’età evolutiva, specialista di prevenzione e ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università degli Studi di Milano. Alberto Pellai, partendo da racconti di esperienze concrete, ha elaborato delle attività che aiutano, in primo luogo, a sviluppare – in modo ludico – le competenze emotive dei destinatari del progetto, affinché possano meglio comprendere come evitare o interrompere un abuso. Inoltre, qualora ci fossero eventuali vittime presenti in una classe, queste competenze possono aiutarle a trovare forza e coraggio per parlare del loro vissuto.
Presso ASPI, il programma di prevenzione di Alberto Pellai era già conosciuto dal 2001, quando l’allora presidente della Fondazione – Amilcare Tonella – lo invitò come relatore per un ciclo di conferenze indette a festeggiare il decimo di ASPI. L’entusiasmo per il suo lavoro, coinvolse tutti, ma rimase per qualche tempo teorico, nell’attesa di improbabili mezzi per poter realizzare il sogno di una prevenzione a tappeto nella Svizzera Italiana.
In seguito, spinti da eventi drammatici di abusi sessuali su bambini compiuti in Ticino quasi sotto gli occhi di tutti, diversi genitori decisero di agire e di cercare i mezzi finanziari per proporre nel nostro cantone un programma di prevenzione sul modello del progetto di Alberto Pellai. Guidati, quindi, da Francesco Villani e da Stefano Baragiola per la CCG (Conferenza Cantonale dei Genitori), si rivolsero ad ASPI per la parte formativa del progetto e fu così che Myriam Caranzano e Paola Bianchi, docente di scuola dell’infanzia, si recarono a Milano per seguire il percorso Le parole non dette, grazie al finanziamento della Commissione LAV (Legge di aiuto alle vittime di reati di violenza).
Ne seguì una fase esplorativa che coinvolse i genitori (550 partecipanti a 4 serate/conferenze nel 2001-2002, 246 risposte a un questionario e 80% di adesione al progetto) e una consultazione tra vari enti e associazioni. Al termine di questa fase, si decise – in stretta collaborazione con le autorità scolastiche cantonali e con la CCG – di procedere con un progetto pilota nell’istituto scolastico di Mendrisio con l’accordo del suo allora direttore, il signor Alberto Dotti. Vennero coinvolti tre classi di quarta elementare, 11 docenti e 42 genitori.
Alla SUPSI (Prof. Michele Mainardi, Silvia Fratus, Cinzia Campello) fu assegnato l’incarico di valutare questa prima sperimentazione. Il risultato di tale analisi fu assolutamente positivo e il progetto fu accolto dal Dipartimento dell’Educazione, della Cultura e dello Sport.
Era l’inizio di una storia che prosegue da 15 anni!
Numeri, studi, statistiche e prospettive
In questi 15 anni il progetto ha coinvolto oltre 370 docenti, 5’000 bambini e 3’000 genitori, con un numero sempre crescente di scuole e classi che hanno aderito al programma: siamo passati, infatti, dalle tre classi del 2003 alle 41 dello scorso anno scolastico.
Conclusioni
La consapevolezza della reale esistenza del problema degli abusi sessuali sui bambini è per fortuna aumentata, ma le cifre rimangono preoccupanti: lo studio Optimus del 2011 lo dimostra, parlando di 3 giovani su 20 che subiscono almeno un abuso sessuale con contatto fisico prima dei 16 anni.
A livello globale c’è una forte presa di coscienza sulla necessità e sull’efficacia della prevenzione. Per esempio, nel 2009 il programma Le parole non dette è stato scelto dalla Comunità economica europea (CEE) ed è stato sviluppato in 5 paesi d’Europa con un finanziamento DAPHNE. La Lucy Faithful Foundation ne ha fatto una valutazione eccellente.
Inoltre, è di questi ultimi anni lo sviluppo da parte dell’OMS di INSPIRE – sette strategie per porre fine alla violenza sui minori – che un’alleanza internazionale di dieci agenzie sta promuovendo in linea con l’obiettivo 16.2 dell’agenda 2030 dell’ONU per lo sviluppo sostenibile.
Dal canto suo ASPI, oggi come allora, si auspica che il programma di prevenzione Le Parole Non Dette possa essere inserito nell’organigramma della scuola elementare, in modo da poter raggiungere tutti i bambini di 4a elementare. Durante la primavera 2018, abbiamo appreso con soddisfazione che la città di Bellinzona nei prossimi anni promuoverà il progetto a tutte le classi di 4a del suo grande istituto.
«Nel corso degli anni i genitori sono diventati sempre più consapevoli del problema degli abusi sessuali. Di conseguenza sono più coinvolti durante le serate e più attenti alle reazioni dei figli. Per alcuni rimane ancora difficile parlare di sessualità con i loro bambini, bisognerebbe organizzare dei corsi che aiutino i genitori ad affrontare la tematica». Florence Ravano
ASPI, infine, ringrazia Florence Ravano che – dopo 14 anni di attività – lascia la responsabilità del progetto, passando la palla alla sua vice Barbara Ghisletta, affiancata da Marianna Esposito: a lei e tutti coloro che hanno sempre creduto nella bontà di questo programma di prevenzione, va il nostro più sentito ringraziamento!
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