In occasione della Giornata internazionale dell’educazione non violenta che ricorre il 30 aprile, la Fondazione ASPI desidera ricordare quanto sia importante che il diritto dei minori ad un’educazione non violenta sia inscritto al più presto nel Codice civile, al fine di prevenire con maggiore efficacia qualsiasi forma di violenza fisica (compresi schiaffi e sculacciate) e psicologica, anche in ambito famigliare.

La procedura di consultazione, a seguito della maggioranza ottenuta al Consiglio degli Stati il 14 dicembre 2022 sulla base della mozione della Consigliera nazionale Christine Bulliard-Marbach, è infatti terminata il 23 novembre 2023. Siamo impazienti di poter dire a gran voce che finalmente anche la Svizzera ha compiuto il passo, entrando a far parte dei Paesi che hanno ancorato il diritto ad un’educazione non violenta a livello giuridico.

I numeri dell’educazione violenta in Svizzera

Rimane estremamente preoccupante che in Svizzera un bambino su due subisca violenza psicologica e/o fisica nella sua educazione, come affermato da uno studio condotto dall’Università di Friburgo nel 2022. Secondo lo stesso studio, quasi il 40% dei genitori ha punito fisicamente il proprio figlio almeno una volta e uno su sei ricorre regolarmente a violenza psicologia, per esempio tramite gravi insulti, minacce o privazione di affetto. I modelli di comportamento tradizionali fanno sì che l’uso della violenza contro i bambini sia considerato accettabile, se non addirittura necessario.

Ricordiamo che attualmente nella legislazione svizzera non c’è un divieto delle punizioni corporali se queste non provocano danni evidenti, ma è ormai chiaro che, a medio e a lungo termine, si possono verificare anche conseguenze psicologiche, come per esempio deficit emotivi e cognitivi, depressioni, alcolismo, tossicodipendenza e pensieri suicidi. 

 

Prevenzione, sensibilizzazione e sostegno

Stando a diversi studi effettuati a livello internazionale, l’inserimento dell’educazione non violenta nella legge, consente di modificare il comportamento educativo dei genitori e ridurre di fatto i maltrattamenti. Questa misura creerà chiarezza e invierà un segnale forte alla popolazione. Costituisce inoltre una solida base per le misure di sensibilizzazione e prevenzione a favore del benessere dei bambini. La legge non ha come obiettivo la criminalizzazione dei genitori: al contrario “sensibilizzazione” e “sostegno” devono essere parole guida per le autorità e le istituzioni, al fine di accompagnare le famiglie, affinché la prevenzione sia più efficace possibile.

Il diritto del bambino a un’educazione non violenta, infine, rafforzerà la sua posizione di soggetto giuridico e di conseguenza anche il rispetto nei suoi confronti come qualsiasi essere umano, secondo quanto stipulato dalla Convenzione ONU sui diritti del fanciullo.

 

L’impegno di ASPI nella prevenzione della violenza sui minori e il sostegno ai genitori.

La Fondazione ASPI svolge le sue attività di prevenzione degli abusi sessuali e dei maltrattamenti sui minori basandosi sul Modello Ecologico della prevenzione di Brofenbrenner (1979). Progettare piani di intervento atti a contrastare il maltrattamento, comporta un’ampia analisi che prenda in considerazione i diversi piani che caratterizzano il nostro ambiente individuale, relazionale, della comunità e della società. Ciò significa, per esempio, che i messaggi trasmessi e allenati con i bambini aumentano d’efficacia, laddove sono condivisi e rafforzati con gli adulti di riferimento. Proprio per questa ragione, i programmi di prevenzione come Sono unica/o e preziosa/o! e Dillo forte prevedono degli incontri formativi anche con docenti e genitori.

Inoltre, ASPI propone delle formazioni ad hoc per professionisti, educatori, formatori, genitori e adulti in generale su tematiche specifiche della prevenzione della violenza, al fine di promuovere una cultura del “buon trattamento”: rispetto, dignità del bambino e autodeterminazione del giovane sono aspetti fondamentali della prevenzione.

Breve cronistoria:
dalla ratifica della Convenzione ONU sui diritti del fanciullo ad oggi

24 febbraio 1997: la Svizzera ratifica la Convenzione ONU sui diritti del fanciullo, adottata dall’Assemblea generale dell’ONU nel 1989.

30 settembre 2021: il Consiglio nazionale accetta la mozionedella Consigliera nazionale CVP Christine Bulliard-Marbach con 111 voti contro 79. La mozione chiede che l’educazione non violenta venga sancita dal Codice civile svizzero.

14 dicembre 2022: la Svizzera finalmente dice SÌ al diritto ad un’educazione non violenta. Ricordiamo che il Comitato per i diritti del fanciullo delle Nazioni Unite aveva ripetutamente sollecitato, con urgenza, la Svizzera a sancire per legge il diritto del bambino a un’educazione non violenta. Ottenuta la necessaria maggioranza anche al Consiglio degli Stati, il Parlamento incarica il Consiglio federale di sancire il diritto a un’educazione non violenta nel Codice civile.

23 agosto 2023: avviata la procedura di consultazione. Il Consiglio federale propone che la nuova disposizione di legge precisi l’attuale dovere di educazione dei genitori, in considerazione del bene del figlio e indichi esplicitamente che essi debbano educare “il figlio senza ricorrere a punizioni corporali o ad altre forme di violenza degradante”. La disposizione funge da linea guida ed è un chiaro segnale del fatto che la violenza nell’educazione non è tollerata. Non prescrive alcun metodo educativo; i genitori possono continuare a scegliere autonomamente come educare il figlio.I Cantoni sono chiamati a provvedere affinché, in caso di difficoltà nell’educazione, vi siano sufficienti consultori a disposizione degli interessati, allo scopo di offrire consulenza preventiva a genitori e figli sulle questioni educative e, se necessario, fornire sostegno per risolvere i conflitti.

8 novembre 2023: il Consiglio di Stato ticinese dà seguito alla procedura di consultazione, appoggiando, in una lettera al Consiglio federale, la modifica del Codice civile in riferimento all’educazione non violenta. In essa si afferma che “la proposta di modifica messa in consultazione rappresenta un passo decisivo nella prevenzione dei maltrattamenti e nell’affermazione del diritto a un’educazione non violenta, come previsto dalla Costituzione federale e dalla Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia (CRC). In tal modo, la Svizzera provvede a colmare una lacuna segnalata dal Comitato ONU sui diritti del bambino e dai principali enti attivi nella protezione dei minorenni in Svizzera”.