Ogni sera, prima di dormire fai un bilancio della giornata e stai male al pensiero che ancora una volta l’hai picchiato, che hai urlato, che hai visto la paura nei suoi occhi mentre alzava le mani sopra alla testa per proteggersi dai colpi. Eppure ti eri ripromesso/a di non farlo più. Ogni mattina lo prometti a te stesso/a: “oggi sarò un genitore migliore, non perderò la pazienza, gli spiegherò le cose, di sicuro non lo picchierò”. E poi, a fine giornata, in quel momento in cui ripensi a tutto quello che avete fatto, a come è andata, ti senti in colpa e hai l’impressione di aver fallito un’altra volta. Capita così a molti genitori.

 

Il 30 aprile ricorre la Giornata Internazionale dell’Educazione non Violenta e ASPI vuole ricordare a tutti che educare senza violenza si può. Sta ad ognuno di noi scegliere di farlo consapevolmente.

 


Di fronte a certi comportamenti dei figli, quando il genitore deve ripetere le cose per la millesima volta, capita che parta la sberla, l’urlo disumano, la sculacciata, o addirittura la cinghiata. I bambini hanno bisogno di sentirsi spiegare le cose molte volte, hanno bisogno che le regole siano ripetute, magari adattate. A volte il loro comportamento è una richiesta di aiuto, è uno sfogo per la tensione accumulata, è una reazione alla loro incapacità di gestire le emozioni, la frustrazione, la paura…

La maggior parte dei genitori che picchia i propri figli non ne va fiero, non pensa che sia giusto così. Succede perché perdono la pazienza, non riescono a controllarsi. Paradossalmente fanno quello che fanno i loro figli: sanno che quella cosa non andrebbe fatta, ma non riescono a fermarsi. Proprio come capita ai piccoli: non sono in grado di auto regolarsi, di mettersi un limite.

 

I bambini hanno bisogno che gli adulti, i genitori, gli aiutino a fare questo processo, che li guidino nell’apprendimento del controllo, della regolazione del loro comportamento, del rispetto delle regole. Anche i genitori – a volte – hanno bisogno di aiuto.

 

Suggerimenti per aiutare i genitori a mantenere la pazienza, evitando di ricorrere a punizioni corporali.

 

Di seguito, ASPI propone una serie di suggerimenti che potrebbero aiutare i genitori – che ne sentono il bisogno – a trovare delle “stampelle” per controllarsi, quando la situazione fa loro perdere la pazienza, spingendoli a dare sberle, sculacciate, ceffoni o altro.

 

È importante partire da se stessi, cercando di conoscersi meglio e capire cosa suscitano in noi certe emozioni. Quindi puoi iniziare con alcune domande che ti porteranno a fare delle osservazioni.

  1. In quali situazioni tendo a perdere più facilmente la pazienza? Cosa succede esattamente? Come mi sento?
  2. In quali invece mi è più facile mantenere la calma, anche se i miei figli hanno un comportamento per me non accettabile?
  3. Ci sono dei segnali, delle voci interiori, dei campanelli d’allarme che mi fanno capire che sto arrivando al limite? E che sta aumentando il rischio che perda la pazienza e picchi mio figlio/ mia figlia?
  4. Quali sono questi segnali? Cosa posso fare per ascoltarli?
  5. Cosa mi aiuterebbe in quel momento per evitare di ricorrere a punizioni corporali?
  6. Parlarne con qualcuno potrebbe aiutarmi?

 

Prova a porti queste domande e a rispondere magari per iscritto. Se hai tempo e voglia, prova a scrivere sia la domanda, sia la risposta.

 

Un suggerimento per la domanda n. 5: quando riesci ad ascoltare i segnali che ti mettono in guardia sul fatto che stai arrivando al limite della tua pazienza, puoi provare ad allontanarti dai tuoi bambini (assicurandoti prima che siano in sicurezza). Vai in camera tua, o in bagno, o in un locale che puoi chiudere e inizia a respirare consapevolmente. Fai lunghi respiri, magari appoggiando le mani sul cuore, senti il respiro che scende nel tuo corpo. Senti i piedi appoggiati per terra e continua a respirare lentamente, finché ti senti più calmo/a e la lucidità piano piano riprende il controllo. Prova quindi a osservare la scena con gli occhi dei tuoi figli, a cambiare la prospettiva, siediti a terra e prova ad immedesimarti in loro.

 

Inoltre, prenditi cura di te: i bambini, per poter stare bene, hanno bisogno di genitori che stiano bene, di genitori possibilmente soddisfatti. Dunque, prendersi del tempo per sé, per ricaricare le batterie, per fare il pieno di energie, non è un gesto egoistico, bensì un modo per migliorare la qualità di vita di tutta la famiglia. A dipendenza della situazione, puoi decidere quanto tempo dedicare a te stesso/te stessa ogni giorno o ogni settimana. Può essere di aiuto, soprattutto all’inizio, segnare questi momenti nell’agenda o nel calendario della famiglia. Per non dimenticarlo e per dare a questo “appuntamento” la giusta importanza e il giusto valore.

Cosa potresti fare in quei momenti dedicati soltanto a te?

  • Fare un bagno caldo
  • Fare un pediluvio e massaggiare i piedi con la crema
  • Andare a fare una passeggiata nel bosco
  • Fare un aperitivo con gli amici o una houseparty con le amiche (anche virtuale, perché no?).
  • Preparare una torta
  • Leggere un romanzo d’amore o di avventura
  • Andare a fare un giro in bicicletta o una corsa all’aperto
  • Guardare una partita di calcio/hockey alla TV
  • Un momento di fitness seguendo un video su youTube.

 

Ognuno troverà quello che più gli corrisponde. Ascoltarsi e dedicarsi del tempo per farlo è già il primo passo e le idee arriveranno.

 

Ultimo suggerimento è quello di focalizzare l’attenzione sulle cose belle, magari tenendo un diario dell’apprezzamento. Questo può aiutare a modificare la percezione della propria realtà e portare una visione più positiva. Esistono delle versioni predefinite, con gli spazi da compilare, ma si può fare anche facilmente con un quaderno adibito a questo scopo.

In cosa consiste esattamente il diario dell’apprezzamento? Al termine di ogni giornata, puoi scrivere due-tre punti positivi per ogni figlio: cose successe, osservate, provate nel corso della giornata. Non serve scrivere molto, bastano alcune parole per ricordare questi momenti positivi che ti sono rimasti nella mente e nel cuore. È importante che l’esercizio non richieda troppo tempo.

Puoi anche aggiungere una o due cose che riguardano te stesso/te stessa. E se questa idea ti piace, puoi ampliarla, scrivendo a inizio giornata un proposito per te stesso/a, un’intenzione che ti riguarda. È come mettere un piccolo seme nella terra, che nel corso della giornata si potrà sviluppare. Questo seme è la tua intenzione che formulerai come una semplice frase. Per esempio: “Oggi mi prendo mezz’ora di tempo per leggere alcune pagine del mio libro”. Usando come tempo verbale il presente indicativo (importante: non il futuro o il condizionale!).

 

E se lo faccio ancora?

Sebbene abbiate scelto consapevolmente di non voler più ricorrere a punizioni corporali nell’educazione dei vostri figli, potrà sicuramente capitare ancora di urlare a dismisura e di alzare le mani. I cambiamenti così importanti richiedono tempo e succederà di inciampare nuovamente, ma i passi indietro possono essere anche un modo per prendere la rincorsa e spiccare un balzo avanti. Se succederà, parlatene con i vostri figli: “mi dispiace, ieri ho di nuovo urlato anche se non avrei voluto. Ti/vi chiedo scusa. Mi sto impegnando per non farlo. A volte non riesco a controllarmi”. Magari potete anche dire ai vostri bambini che picchiare non va mai bene. E che se anche capita, non è giusto. Che vi state impegnando perché accada sempre di meno. Mettere delle parole su quanto succede e sulle emozioni è un modo per depotenziare certi gesti e per creare un legame più stretto tra genitori e figli. Le parole da sole non bastano, ma aiutano a creare degli spazi di condivisione del vissuto.

 

 

In conclusione, sappiamo che la scelta di educare senza violenza non è per tutti una scelta facile. Per molti si tratta di lavorare su se stessi, di fare delle riflessioni e di mettersi in gioco, se non addirittura di chiedere aiuto in certi momenti. A volte, la storia personale di ognuno di noi può rappresentare un grande ostacolo nel raggiungimento di questo obiettivo: abbiamo interiorizzato modelli di comportamento che facilmente replichiamo nei momenti di stress e difficoltà. Ma tutto ciò che riusciamo a scegliere di fare, prendendo consapevolezza e cambiando i nostri schemi, ci rende liberi. E questo è un grande traguardo che può migliorare la qualità della nostra vita e di conseguenza quella di tutta la famiglia.

 

Buona giornata internazionale dell’Educazione non Violenta a tutti!


 

Per saperne di più

30 aprile, No Hitting Day – Come si muove la Svizzera?

endcorporalpunishment.org

 

Per contribuire alla causa:

www.keine-gewalt-gegen-kinder.ch/it.