Lo scorso 27 maggio, il Consiglio federale ha di fatto dato il via libera all’attuazione di colonie estive, emanando direttive e indicazioni per un piano di protezione (ai sensi dell’art. 6a dell’Ordinanza 2 Covid-19), che prevede misure sanitarie e gestionali univoche per tutti gli organizzatori di colonie in Svizzera. Dal 28 maggio, sul sito delle Politiche Giovanili del Cantone è possibile scaricare l’opuscolo online “Infovacanze, con informazioni su colonie, campi e soggiorni di vacanza estivi.

Un segnale che tiene in considerazione l’interesse del fanciullo, consentendo di restituire a bambini e giovani il loro diritto alla partecipazione, al tempo libero, al gioco e al riposo, senza dimenticare quanto appreso in questi mesi in merito al comportamento da adottare per ridurre il rischio di contagio.

 

ASPI propone quindi una riflessione sull’importanza della promozione del buon trattamento anche e soprattutto in vista del tempo libero extrascolastico che, questa estate, sarà più che mai “particolare”. 

 

Colonie estive: un bisogno di chi?

Le vacanze sono pensate per far riposare i bambini e permettere loro di vivere le giornate senza gli impegni incalzanti che riempiono le loro agende durante l’anno scolastico. Avere insomma il tempo per giocare, “ciondolare”, anche annoiarsi… Quelle estive tuttavia, alle nostre latitudini, sono molto lunghe e, soprattutto, non tutti i genitori che lavorano hanno altrettanti giorni di vacanza. Si rende quindi necessario trovare delle occupazioni per i bambini e i ragazzi durante queste settimane estive. Indipendentemente da quali attività si scelgano, che siano colonie diurne o residenziali, attività giornaliere, campi di allenamento o soggiorni linguistici, è importante essere consapevoli delle proprie motivazioni e capire al bisogno di chi rispondono tutte queste scelte.

 

Come scegliere l’attività?

Quanto appena affermato, circa le motivazioni e i bisogni, è rilevante per poter fare una scelta che trovi il più possibile il consenso dei bambini e dei ragazzi. Affinché essi non si sentano obbligati a svolgere le attività scelte dai genitori e non abbiano la sensazione di subire un torto o un’imposizione.

È dunque necessario partire dai propri bisogni di genitore e trasmetterli in quanto tali ai propri figli: “Durante l’estate per me sarà importante sapere che almeno una parte delle tue vacanze sarai occupato e potrai essere accudito durante la mia assenza quando lavoro”.

Altrettanto importante è anche ascoltare i bisogni e le aspettative dei ragazzi: “Mi piacerebbe sentire cosa ne pensi a proposito e cosa potremmo organizzare insieme per quei giorni. A te cosa piacerebbe fare?

Noi genitori di solito abbiamo già bene in mente cosa proporre ai nostri figli. Tuttavia, è fondamentale, in termini di rispetto e accettazione, prendere in considerazione anche la loro opinione. E questo appena la loro età lo permette: età che di fatto è di molto inferiore a quanto potremmo pensare. I bambini possono essere coinvolti nelle scelte che li riguardano già molto presto.

Essere coinvolti nelle scelte che li riguardano è anche un loro diritto ai sensi della Convenzione ONU sui diritti del fanciullo (Art.12)

 

Quali sono le preoccupazioni dei genitori?

La scelta di iscrivere i propri figli a una colonia, un campo o anche un’attività giornaliera, non è priva di dilemmi e preoccupazione da parte dei genitori. Se da un lato c’è il sollievo per saperli “sistemati” durante una parte delle vacanze, ben accuditi da personale formato, e anche felici di saperli in un contesto adatto a loro dove potranno divertirsi e fare nuove esperienze ed amicizie, dall’altro c’è sempre un po’ il timore che “possa succedere” qualcosa. Dall’infortunio alla malattia, ma anche alla possibilità che il bambino possa essere vittima di bullismo o di abusi da parte di adulti o coetanei. Come fare dunque per preparare i figli a questi momenti lontani dalla famiglia? Come fare per sentirsi più sicuri noi genitori, senza trasmettere ansie e paure inutili a bambini e ragazzi?

 

Quali messaggi trasmettere ai figli?

I bambini e i ragazzi che in famiglia sono coinvolti nella vita di tutti i giorni, abituati ad assumersi delle responsabilità, che si sentono sicuri e non giudicati, che sanno di poter parlare con i propri genitori delle cose che li preoccupano o li fanno stare male/bene, più facilmente saranno in grado di riconoscere situazioni che causano loro un disturbo o un disagio, e di parlarne con figure di riferimento, pronte ad aiutarli.

Il messaggio importante da trasmettere, attraverso l’esperienza diretta più che attraverso le parole, è che ogni bambino ha diritto a esprimere le proprie opinioni, a raccontare il proprio vissuto e ha diritto ad essere ascoltato senza sentirsi giudicato o rimproverato.

 

La prevenzione inizia in famiglia già molto prima della colonia/attività/campo, …

È la famiglia che trasmette i valori che contano, che dà al bambino la sensazione di essere importante e che gli permette di sviluppare la sua autostima. Un bambino o un ragazzo rispettato dai genitori, saprà subito riconoscere quando qualcuno gli manca di rispetto e potrà manifestare le sue emozioni e il suo vissuto. È difficile per contro, che un ragazzino o una ragazzina abituati a ubbidire senza alcuna possibilità di esprimere la propria opinione, possa ribellarsi a un adulto che usi il potere in maniera inadeguata nei confronti del minore.

 

“Hai il diritto di dire di NO!”

La capacità di dire di no, richiede esercizio e sicurezza di sé. Un bambino che ha sperimentato già in famiglia la possibilità di dire di NO, sa di poterlo fare e lo farà anche quando si sentirà minacciato in contesti extra famigliari. È importante che possa aver verificato che il suo NO viene ascoltato, non per forza assecondato, ma che almeno gli adulti di riferimento abbiano cercato di capire e comprendere le motivazioni del suo NO e abbiano, eventualmente insieme al bambino stesso, cercato soluzioni alternative.

Per contro, se non ha mai potuto sperimentare la possibilità di opporsi a un adulto, sarà difficile che si opponga a un adulto abusante o maltrattante.

 

Ascolto attivo

L’ascolto attivo è senz’altro utile proprio per riuscire a capire cosa si cela dietro al no di un bambino o di un ragazzo: esso permette di ascoltare per comprendere e non per rispondere. L’ascolto attivo, quindi, ci dà la possibilità di ascoltare senza giudicare, con la mente vuota e il cuore aperto, affinché i pensieri non ci condizionino nell’ascolto, e in modo che non si affronti un dialogo con in testa già delle soluzioni che poi, in qualche maniera, cerchiamo di imporre all’altro. Il cuore aperto ci consente di sintonizzarci con il bambino per essere empatici.

 

Le basi della comunicazione rispettosa

Alla base della comunicazione rispettosa ci sono tre concetti: EMPATIA – ACCETTAZIONE – AUTENTICITÀ

 

L’empatia è la capacità di mettersi nei panni dell’altro, di immaginare come si possa sentire e cosa possa pensare. Ci aiuta a sintonizzarci con l’altro per essergli vicino emotivamente.

 

L’accettazione riguarda la persona in sé. “Ti accetto in quanto essere diverso da me, con le tue idee, le tue emozioni, il tuo stato d’animo.” Non per forza accetto i comportamenti dell’altro. Ma non identifico ciò che la persona è, con ciò che la persona fa.

 

L’autenticità è anche considerata, in questo caso, congruenza. Ovvero “penso quello che dico” (non per forza dico quello che penso…). Se quello che dico corrisponde a quello che provo, sento e penso, la mia comunicazione verbale coinciderà con la mia comunicazione non verbale. Sarò dunque autentico/a e congruente, e questa autenticità sarà percepita da chi mi ascolta. Così sarà più facile che si instauri un clima di fiducia.

 

La prevenzione, quindi, prosegue anche in vista delle colonie!

 La consapevolezza dell’effetto positivo e protetettivo di questi atteggiamenti di ascolto e accettazione nei confronti del bambino, nonché il suo coinvolgimento nelle decisioni, è centrale non solo per i genitori, ma anche per tutti gli adulti educanti: sono queste infatti le riflessioni fondamentali che vengono fatte durante la preparazione e la formazione delle figure che animano il tempo libero dei nostri bambini. Monitori e animatori che considerano e ascoltano attivamente i bambini, che accudiscono e accompagnano durante l’estate, giocano un ruolo molto positivo in ottica della prevenzione dei maltrattamenti, degli abusi e della violenza in generale.

Monitori di colonie, animatori di attività sportive, culturali e linguistiche saranno quest’anno numerosi e alcuni di essi faranno la loro prima esperienza, confrontandandosi con una sfida importante.

In un’estate che segue l’emergenza sanitaria e che si annuncia diversa (a causa di precise disposizioni di sicurezza e dell’adozione di impegnative regole), l’attenzione al bisogno di crescita e di protezione del bambino deve mantenersi alta.

 

ASPI augura a tutti, bambini e ragazzi, genitori e educatori, una splendida estate all’insegna dell’ascolto attivo, dell’empatia e del rispetto reciproco!