È evidente a tutti che la violenza sui bambini causa danni fisici, emotivi, cognitivi e comportamentali a chi la subisce, ma forse non è del tutto chiaro quale sia la portata di queste conseguenze sull’intera vita di un individuo e sulla società stessa.

Il maltrattamento all’infanzia rappresenta un complesso problema sociale e sanitarioche ha delle ripercussioni a breve e a lungo termine sulla salute mentale e fisica delle vittime, causando costi molto elevati per l’intera collettività – come dimostrato da studi internazionali.

Eppure, prevenire la violenza sui minori oggi è possibile e si sa come farlo: la prevenzione primariadovrebbe quindi essere vista e recepita dai governi non come una spesa di cui si può fare a meno, bensì come un investimento e un risparmio economico per tutta la società.

 


 

Figura 1: WHO – Global status report on violence prevention 2014. Geneva: World Health Organization; 2014.

Gli studi sull’impatto economico della violenza sui minori sono numerosi e l’OMS per prima sottolinea la dimensione del fenomeno, definendo il maltrattamento all’infanzia come “la principale causa di disuguaglianza nella salute e di ingiustizia sociale dei bambini in Europa”: 852 bambini sotto i 15 anni muoiono ogni anno vittime di maltrattamento (il tasso più alto è nei bambini sotto i 4 anni); 18 milioni di bambini sono vittime di abusi sessuali; 44 milioni di violenza fisica e 55 milioni di violenza piscologica.

Le conseguenze del maltrattamento sui minori possono includere svariati danni sociali e sanitari. La FIGURA 1 dà un’idea dell’ampio spettro degli effetti diretti causati dall’esposizione al maltrattamento e alla violenza durante l’infanzia.

Ora, studi scientifici dimostrano come la violenza subita durante l’infanzia sia associata a fattori e a comportamenti a rischio in età più avanzata: la perpetuazione della violenza, la depressione, l’obesità, i comportamenti sessuali ad alto rischio, le gravidanze involontarie, l’uso di droga e alcool sono degli esempi.Fattori di rischio e comportamenti simili possono portare a malattia, disabilità e morte (malattie cardiache, cancro, suicidio, …). Il bambino che è stato vittima di violenza può inoltre, in età adulta, rimanere emarginato, essere esposto a un rischio più elevato di disoccupazione e perdita di reddito e addirittura cadere nella criminalità.

Il maltrattamento sui minori perciò comporta una molteplicità di conseguenze fisiche e mentali, che sono ovviamente di enorme peso per la vittima, ma che al contempo rappresentano un costo enorme anche per la società, pesando in modo considerevole sui bilanci degli Stati, dei cantoni e dei comuni, nonché su quelli delle assicurazioni sociali e delle casse malattia.

 

 

 

Dati e casi emersi…

  • Lo studio Optimus Svizzera (2018) afferma che ogni anno le organizzazioni per la protezione dell’infanzia attive nella Confederazione rilevano dai 30’000 ai 50’000 minori che necessitano di aiuto e sostegno, perché vittime di violenza fisica o psicologica, di trascuratezza, di abusi sessuali o testimoni di violenza domestica. Non sono noti i costi derivati da queste segnalazioni.
  • In Italia, in un anno, per la collettività c’è una spesa pubblica che ammonta a 13 miliardi di euro per contrastare gli effetti legati al maltrattamento minorile.
  • Negli Stati Uniti, nel solo 2008, sono state più di 3 milioni le segnalazioni di bambini vittime di abusi o maltrattamenti, con costi finanziari stimati a circa 124 miliardi di dollari sulla vita totale.

 

… dati e casi latenti.

Quantificare il fenomeno del maltrattamento su minori non è facile ed è impossibile dire quanti siano effettivamente i bambini vittime di violenza mai segnalati. I casi che giungono all’attenzione dei servizi rappresentano unicamente la punta dell’iceberg di un fenomeno che rimane poco conosciuto nelle sue dimensioni reali.

Secondo stime dell’OMS, in Europa all’anno, per un caso emerso di maltrattamento infantile ce ne sono 9 che non vengono riconosciuti e presi a carico. Questo dimostra come le dimensioni sociali e i costi stimati, se moltiplicati per i casi non emersi e quindi per 9, darebbero un dato sconcertante, che supera i 100 miliardi di euro fra impatto sul bilancio pubblico e perdita di produttività.

 

Quanto fa risparmiare la prevenzione a conti fatti?

Secondo il premio Nobel dell’economia James Heckman, ogni franco investitonella prima infanzia su bambini a rischio genera un risparmio economico futuro che va dai 4 ai 9 CHF. Heckman, inoltre, evidenzia il ruolo chiave della famiglia nella promozione e nello sviluppo di abilità cognitive, socio-emotive e relazionali, acquisite prevalentemente nell’infanzia e nell’adolescenza. Gli effetti a lungo termine degli investimenti sulle famiglie vulnerabilipossono perciò risultare in un miglioramento in termini di prevenzione della devianza sociale, di riuscita scolastica, di inserimento lavorativo nonché di miglioramento delle condizioni di salute.

Anche Kofi Annan ha affermato, durante una sessione speciale per la Convenzione ONU, che 1 dollaro investito per un bambino oggi, ci restituirà 7 dollari domani.

La Banca Mondiale per prima è coinvolta nell’elaborazione di strategie di prevenzione primaria della violenza all’infanzia (cfr. INSPIRE): un fatto significativo, parlando di risparmio economico.

 

Quanto è importante quindi la prevenzione primaria?

Si definisce “prevenzione primaria”, quell’insieme di programmi proposti ai bambini e alle loro figure di riferimento, prima che la violenza abbia luogo, proprio per evitare situazioni maltrattanti e abusanti. È in quest’ambito che ASPI si muove principalmente.

La prevenzione è l’unica chiave per interrompere un circolo vizioso di violenza, ma gli investimenti in questo senso sono ancora fortemente carenti nelle politiche e nei bilanci dei governi. La maggior parte delle risorse finanziarie privilegia la cura dei bambini che hanno vissuto uno o più maltrattamenti, anziché investire in sforzi per evitare che la violenza sui bambini si produca.

Lo sviluppo sostenibile della società è strettamente collegato agli investimenti a favore dell’infanzia, così come ricorda l’Agenda 2030 dell’ONU, in particolare al punto 16.2. “End abuse, exploitation, trafficking and all forms of violence and torture of children”.

 

La prevenzione primaria del maltrattamento è possibile e quindi deve essere una priorità!

 

“… la cosa triste è che sappiamo cosa è necessario fare e, ciò nonostante, non lo facciamo.
La violenza sui bambini non è inevitabile, ne conosciamo le cause e può essere prevenuta; ci vuole solo la volontà di farlo.”
Etienne Krug (Director of the WHO Department for the Management of Non communicable Diseases, Disability, Violence and Injury Prevention)

 

 

Bibliografia

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