Lo scorso 11 maggio, la scuola dell’obbligo in Svizzera ha riaperto i battenti – con i dovuti accorgimenti – a bambini e ragazzi, in un momento di incertezza e insicurezza mai vissuti prima. Questo ha sicuramente suscitato negli adulti tante emozioni contrastanti: da un lato la paura di un possibile contagio e di eventuali ripercussioni negative sui bambini in termini di paura e confusione, dall’altro la voglia – del tutto comprensibile – di tornare alla “normalità” e poter dar loro l’occasione di rivedere i compagni e docenti. Tante domande, tante preoccupazioni che hanno assillato non pochi adulti, indecisi fino all’ultimo sul da farsi.
Ma lunedì 11 maggio, la stragrande maggioranza dei genitori del Ticino ha lasciato andare o ha accompagnato i propri figli alle porte della scuola dell’infanzia, elementare o media, constatando con i propri occhi e con il proprio sentire emotivo, quei cambiamenti apportati per ragioni di sicurezza alle sedi scolastiche: righe di delimitazione, pattugliatori con le mascherine, l’entrata scaglionata, le classi dimezzate, la colonnina del disinfettante sull’uscio, i banchi distanziati… tutto ciò ha messo a dura prova anche i più convinti. Quanti di noi si saranno chiesti: “Stiamo facendo la cosa giusta? Come si sentirà mio figlio? Avrà paura, si spaventerà? Sarà in grado di gestire lo stress e i limiti imposti?”

 

E poi quell’emozione di accoglierli e riabbracciarli dopo il loro “primo” giorno di scuola (perché sì, si può considerare quasi un primo giorno di scuola) che ci ha riempito il cuore di gioia, riuscendo a colmare dubbi, incertezze e preoccupazioni. Noi adulti, noi genitori, siamo rimasti lì così, un po’ a bocca aperta, quando i nostri bambini – con un largo sorriso e mille parole – una volta di più ci hanno sorpresi con la loro incredibile capacità di adattamento e di resilienza. E questo perché i bambini seguono logiche diverse e sono in grado – probabilmente più di noi adulti – di cogliere il meglio delle situazioni.

 

Come hanno vissuto quindi la ripresa scolastica i bambini e i ragazzi? Cosa ci hanno raccontato a casa? Quali erano i loro sentimenti dominanti?
ASPI ha condotto una seria di piccole interviste a bambini della scuola dell’infanzia, elementare e media che ben evidenziano i meccanismi di resilienza, da loro messi in atto per gestire una situazione ad alto potenziale di stress. È stato chiesto loro se avevano voglia di ricominciare, com’è stato tornare a scuola, come si sono sentiti quando hanno visto la loro aula, i propri compagni e il maestro/la maestra, se hanno notato qualcosa di strano o di diverso dal solito, cosa è piaciuto loro e cosa no, ed infine se ci fosse qualcosa che volevano dire ai loro compagni e al loro insegnante. Ecco alcune delle risposte.

 

(1) Bambina 5 anni, scuola dell’infanzia: “Avevo voglia di tornare all’asilo ed è andato tutto bene e quando ho rivisto i compagni mi sono sentita bene. Non ho notato nulla di diverso, tutto era uguale. Non c’è nulla che mi ha dato fastidio. Mi è piaciuto di più giocare e non c’è niente che non mi è piaciuto.”

(2) Bambina 5 anni, scuola dell’infanzia: “Avevo tantissima voglia di riprendere l’asilo ed è stato bello ricominciare perché ho visto i compagni e la maestra. Quando li ho rivisti mi sono sentita felice. In classe c’erano delle cose diverse, che dovevamo fare una striscia di arcobaleno e non si doveva stare vicini e stare in gruppo. Non c’era tutta la classe, e ci sono delle mattonelle dove ci dobbiamo sedere e sono lontane. Non posso giocare come voglio ma solo in due ma è bello così. Mi è piaciuto tanto rivedere gli amici, non c’è niente che non mi è piaciuto, mi è piaciuta ogni cosa. Ai compagni e alla maestra vorrei dire che mi sono mancati: ciao vi voglio bene!”

(3) Bambino 7 anni, scuola elementare: “Non avevo tanta voglia di ricominciare la scuola, perché stavo bene a casa. Il primo giorno è stato così così, ma a fine giornata stavo bene, ero felice perché ho fatto delle cose belle. Quando ho visto la mia aula, i compagni e la maestra, mi sono sentito strano perché era tutto cambiato, non c’erano più i giochi e anche i libri erano chiusi con delle sbarre. I banchi erano tutti staccati. Mi è piaciuto fare i compiti e vedere i miei amici, non c’è niente che non mi è piaciuto. Ai miei compagni voglio dire che sono bravi”.

(4) Bambina 7 anni, prima elementare: “Avevo voglia di ricominciare la scuola per ritrovare le mie amiche. Quando sono arrivata a scuola, ero felice perché c’era la maestra e i miei amici. C’erano delle cose diverse, perché bisognava stare seduti al banco e lavare sempre le mani ma non è stato né difficile né faticoso. La cosa che mi è piaciuta di più di tutte è stata vedere le mie amiche. Una cosa che non mi è piaciuta è che a ricreazione non ero nel gruppo con la mia amica. Vorrei dire alla mia maestra che mi è mancata”.

(5) Bambino 7 anni, prima elementare: “Avevo voglia di ricominciare la scuola, tornare a scuola è stato un po’ faticoso perché era tutto cambiato. Quando ho visto i compagni e la maestra mi sono sentito felice ma anche così così, perché non ho potuto abbracciare i miei compagni. A scuola era diverso, perché non ci si poteva abbracciare ed era strano perché non ci si poteva stare vicini e si doveva tenere la mascherina. La cosa più bella è stato giocare fuori a ricreazione. Non mi è piaciuto tenere le distanze”.

(6) Ragazza di 11 anni, scuola media: “Avevo voglia di ricominciare la scuola, è stato strano perché eravamo in pochi però è anche stato bello. Quando ho visto i compagni e la maestra mi sono sentita “normale”, perché mi sono abituata subito. Di diverso c’era che eravamo metà classe e non ho percepito niente come strano.  Mi è piaciuto rivedere i compagni, non mi è piaciuto stare in banchi staccati.”

(7) Ragazza di 12 anni, scuola media “Avevo voglia di riprendere in parte, da un lato avevo voglia di rivedere gli amici d’altro sapevo che sarebbe stato difficile perché avremmo voluto riabbracciarci. Il giorno prima di riprendere la scuola avevo le farfalle nello stomaco, ero molto eccitata e quando sono arrivata a scuola ero nervosa e un po’ triste perché non potevo abbracciare gli amici e dovevamo stare a distanza. In classe era strano sedersi in un banco solo. Visto che ho problemi con l’asma ho dovuto indossare la mascherina, e non ero l’unica e molti di noi erano con la mascherina ed era strano entrare uno alla volta, stare a distanza e disinfettare tutto. La cosa più bella è stata rivedere amici e docenti. La cosa più brutta era che non potevo abbracciare gli amici e che la scuola non fosse come prima della quarantena. Vorrei dire ai miei amici che mi sono mancati e che era difficile stare da soli tutto il giorno e studiare senza poter vedere i compagni”.

(8) Ragazza 12 anni, scuola media “Avevo voglia di riprendere la suola e la ripresa è stata bella e strana. Ero felice di rivederli ma era strano vedere l’aula così disposta e avere solo metà classe. Tutto era diverso. La cosa che mi è piaciuta di più era rivedere i compagni e non mi è piaciuto dovere mantenere le distanze e fare sempre attenzione. Vorrei dire ai compagni e ai docenti: ciao a tutti mi siete mancati”

(9) Ragazza di 14 anni, scuola media “Non avevo voglia di ricominciare la scuola. Ricominciare è stato emozionante e allo stesso tempo “ansioso”. Quando ho rivisto i compagni e i docenti inizialmente mi sono emozionata e rapidamente tutto è tornato normale. Le cose diverse e strane che ho notato erano le righe segnate sul pavimento, il fatto di mantenere le distanze e i banchi staccati e fare lezione tutto il giorno nella stessa aula. La cosa che mi è piaciuta di più è stata rivedere i miei compagni, non mi è piaciuto tornare a scuola e fare le lezioni.”

 

Premesso che ci sono stati sicuramente bambini e ragazzi che hanno avuto reazioni diverse da quelle riportate sopra (ed è del tutto normale), la lettura di queste piccole e preziose testimonianze fa emergere un tratto comune legato alla capacità di vivere una “nuova” scuola in modo sereno, leggero e tranquillo, sebbene con tutta una serie di difficoltà legate alle distanze sociali, all’igiene, alle limitazioni di spazio e movimento.

Bambini e ragazzi esposti e sottoposti in modo diretto a una serie di paure, incertezze, quesiti e dubbi legati a questa straordinaria e tragica situazione, non hanno frenato la loro voglia di tornare nel gruppo, di rivedere i compagni/coetanei e i loro docenti, di tornare a far parte della comunità educativa e sociale.

 

In questo senso gli studi sulla resilienza evidenziano come la capacità dei più giovani di generare una personale forza di resistenza nei confronti delle circostanze avverse e/o stressanti, dipenda da risorse specifiche e può variare nel corso dello sviluppo. Incidono chiaramente le caratteristiche personali del bambino e dalle sue condizioni di vita. Uno dei fattori protettivi – oltre alle risorse del bambino e quelle famigliari – è rappresentato dal supporto sociale, dal momento che la resilienza non è solo una capacità individuale, né un tratto immodificabile. La resilienza risiede anche nel contesto sociale in cui vive il bambino, nella rete di relazioni di cui ha potuto beneficiare prima e dopo l’evento negativo, nel sostegno concreto ed emotivo di cui dispone.

 

Il ruolo dei docenti, quindi, è sicuramente fondamentale per permettere ai più giovani di mettere in atto questi meccanismi, sentirsi accolti e adattarsi a questa nuova scuola. Queste testimonianze dimostrano e danno merito ai docenti che sono riusciti ad accogliere i bambini – con il loro vissuto, le loro preoccupazioni e purtroppo con il dolore legato alla possibile perdita di una persona cara – in modo autentico, profondo e professionale. Compito non facile ma che stanno svolgendo con impegno e dedizione e che merita grande rispetto da parte di tutti noi.