Rispetto, emozioni, ascolto e messaggi chiari.

 

Cos’è la prevenzione primaria?

La salute pubblica è soprattutto caratterizzata dalla sua enfasi sulla prevenzione: è facile ricordare, per esempio, una o più campagne sulla profilassi dentale, oppure quelle che mettono in allerta sui pericoli del tabagismo o altre dipendenze. Lo stesso è – o dovrebbe essere – per la prevenzione dei maltrattamenti e degli abusi sessuali sui minori: invece di dare per scontata l’esistenza della violenza e intervenire prevalentemente a posteriori, occorre partire dalla certezza che il comportamento violento e/o abusante può essere prevenuto. Se restiamo in questo ambito, ovvero quello in cui si agisce PRIMA che il maltrattamento, la violenza o l’abuso avvengano, si parla di PREVENZIONE PRIMARIA.

Al contrario, tutti gli approcci e gli interventi che si focalizzano sulle risposte immediate alla violenza e sull’assistenza a corto o a lungo termine della scia lasciata da questa (riabilitazione e reinserimento, tentativi di ridurre il trauma o la disabilità sul lungo periodo) rientrano in quelle che sono definite azioni di prevenzione secondaria e terziaria.

 

La prevenzione primaria di ASPI

ASPI propone negli istituti scolastici della Svizzera Italiana tre programmi di prevenzione primaria dei maltrattamenti e degli abusi sessuali sui minori: Le Parole Non Dette, Sono Unico e Prezioso e e-www@i!.

Si parte dai bambini!

Già negli anni ‘90, degli studi avevano dimostrato che il rischio di rimanere vittima di abusi sessuali è almeno dimezzato per i bambini che hanno seguito un programma di prevenzione. I minori che invece cadono nella trappola di un abusante malgrado abbiano beneficiato della prevenzione, impiegano la metà del tempo per riconoscere che qualcosa non va e rivelare il fatto. Queste considerazioni avevano motivato ASPI a lanciare il programma Le parole non dette nel 2003 e in seguito Sono unico e prezioso! nel 2006 e e-www@i! nel 2009.

Studi più recenti legati alle strategie di prevenzione della violenza dell’OMS raggruppate nel pacchetto INSPIRE, hanno dimostrato che si può fare di più e che la maggior parte degli abusi possono essere evitati. Lo ricorda in modo molto chiaro Paolo Sergio Pinheiro: “Nessuna violenza sui bambini è giustificabile; si può prevenire qualsiasi violenza sui bambini. Non ci possono più essere scuse.”
Sapendo questo, è evidente che la prevenzione degli abusi è un dovere morale e etico: non si può non farla!

Rafforzare i bambini dando loro delle competenze attive in modo che sappiano riconoscere i pericoli e tirarsi fuori d’impiccio prima che sia tardi, è quindi fondamentale. Allo stesso tempo è importante informare e formare anche gli adulti di riferimento (genitori, insegnanti, allenatori, ecc.), affinché possano continuare anche nella quotidianità a trasmettere i messaggi fondamentali della prevenzione.

L’importanza delle emozioni e della chiarezza dei messaggi di prevenzione

Un aspetto centrale della prevenzione sta nel riconoscimento e nell’ascolto delle proprie emozioni: i piccoli imparano che se la pancia e la testa dicono la stessa cosa, è più facile decidere cosa fare, mentre se pancia e testa dicono due cose diverse – portando i bambini alla confusione – devono parlarne al più presto con un adulto di cui si fidano.

Va quindi allenata, sostenuta e valorizzata la loro intelligenza emotiva. La ricerca clinica con persone che nella loro infanzia hanno subito degli abusi, in particolare di tipo sessuale, ci insegna che molto frequentemente la pancia si ribella prima ancora che la testa possa capire cosa stia succedendo. In una società tanto razionale e mentale come la nostra, la sfida della prevenzione è dunque di far capire ai bambini – e agli adulti – che le emozioni hanno un senso: vanno prese sul serio e ascoltate.

L’ABC dei progammi di prevenzione primaria di ASPI consiste nel rendere i bambini consapevoli del proprio valore, della propria dignità e del fatto che il loro corpo è strettamente affar loro: “Nessuno ha il diritto di farti del male, nessuno ha il diritto di toccarti, di farti sentire a disagio, tu hai il diritto di dire no a chiunque”.

La pancia diventa in questo modo una bussola emozionale che permette al minore di scegliere di stare bene e di chiedere aiuto qualora questo suo diritto fosse compromesso. I bambini sviluppano così delle competenze di auto-protezione utili non solo contro il maltrattamento e l’abuso, ma anche rispetto ad altre problematiche.

Nello specifico riguardo alla prevenzione degli abusi sessuali, è necessario dare al bambino un messaggio semplice e chiaro: ogni persona ha delle parti del corpo private che corrispondono a quelle protette dal costume da bagno, e nessuno ha il diritto di chiedere ad un bambino di toccarle, farsele toccare, fotografare, filmare. Se dovesse succedere che qualcuno non rispetti questa regola, bisogna raccontarlo al più presto a qualcuno.

 

Cosa possono fare i genitori concretamente per prevenire la violenza?

L’efficacia della prevenzione primaria della violenza si basa sulla partecipazione di tutti gli attori coinvolti: bambini in primis – come detto – ma anche i loro genitori e i loro insegnanti, nonché gli adulti di riferimento, ragion per cui i programmi delle Fondazione coinvolgono tutti.

Gli adulti infatti possono assumere un ruolo preventivo e protettivo importante contro gli abusi di qualsiasi genere, e l’obiettivo di ASPI va anche nella direzione di potenziare questo ruolo, di aumentare la capacità dei grandi di decodificare i messaggi dei bambini (ascolto attivo) e di far conoscere la procedura in caso di sospetto di abuso.

Nel concreto, mamma e papà possono fare molto, inserendo per esempio nella vita di tutti i giorni spazio per l’ascolto attivo1, per l’educazione ai sentimenti e alle emozioni.

Quando diciamo al bambino appena caduto con il ginocchio sanguinante “dai non piangere, non fa poi così male…” neghiamo l’emozione del bambino, spesso spaventato dalla sua caduta, e il suo dolore. Educare all’intelligenza emotiva anche in casa, significa imparare a dare ascolto alle emozioni, per capire cosa significano e decidere come gestirle. Semplificando, legittimare tutti i sentimenti, anche quelli più “scomodi” come tristezza, rabbia e dolore, potrebbe in futuro rivelarsi la chiave per permettere ai propri bambini di esprimere liberamente qualsiasi cosa, anche situazioni che nascondono problemi più gravi (“I giochi che mi fa fare lo zio non mi piacciono: mi accendono come un vulcano nella pancia… vado a parlarne con mamma”).

Infine, come genitori – ma anche come altri adulti di riferimento, insegnanti di scuola, monitori o vicini e parenti – occorre per primi sostenere e incentivare la capacità e il diritto del bambino di dire di NO. Si tratta di insegnare ai bambini che possono rifiutare qualcosa, quando sentono che non va bene per loro (un tocco come ad esempio il bacio della nonna, un’emozione come quella provata da un ragazzino quando la sua mamma entra nel bagno mentre si sta facendo la doccia, …). Sarebbe un’illusione credere che un bambino possa dire di NO in una situazione di reale pericolo, se questo NO non ha potuto sperimentarlo in un ambiente protettivo, come dovrebbe esserlo casa sua.

Un NO efficace e necessario: la ricerca dimostra che contribuisce a frenare l’abusante che, di fronte ad un minore che reagisce e tenta di sottrarsi alla vittimizzazione, preferisce desistere per non correre il rischio di essere visto o scoperto.

Essere genitore non è facile: è un lavoro costante a cui nessuno prepara. Per fortuna oggi le occasioni di formazione non mancano: molti autori specializzati in psicologia dell’età evolutiva, sociologia e pedagogia hanno scritto libri e tengono conferenze (anche online) accessibili al grande pubblico. ASPI per prima invita madri e padri a partecipare attivamente ai suoi corsi di prevenzione e a ricordarsi che in ogni caso l’insegnamento più grande che possiamo lasciare ai notri figli, è l’esempio: solo rispettandoci gli uni con gli altri, insegneremo ai bambini cosa sia il rispetto.

 

Accenni al quadro internazionale di riferimento in materia di prevenzione della violenza sui minori

 È bene ricordare che la prevenzione primaria è promossa a livello internazionale: è ampiamente dimostrato come sia possibile prevedere e prevenire la violenza e le sue devastanti ripercussioni, grazie a dei programmi che vanno alla radice del problema. Su scala planetaria, non si può che far riferimento al pacchetto di misure INSPIRE, voluto e sviluppato dall’OMS in collaborazione con moltissimi enti e organizzazioni che operano per eliminare la violenza contro i bambini.

INSPIRE riconosce il diritto dei bambini alla protezione da tutte le forme di violenza e dalle sue devastanti conseguenze – così come elencato all’art. 19 della Convenzione ONU sui diritti del fanciullo – fornendo risposte chiare, efficaci e applicabili. Questo anche nell’ottica di conseguenze economiche pesanti sulla salute pubblica e sullo sviluppo sostenibile della società. INSPIRE, quindi, è uno strumento essenziale per raggiungere l’obiettivo 16.2 dell’Agenda 2030 dell’ONU – la fine di tutte le forme di violenza di cui sono vittime i bambini – ma anche gli obiettivi 1, 3, 4, 5, 10, 11 e 16 che riguardano la povertà, la salute, l’istruzione, l’uguaglianza di genere, la sicurezza dei contesti e la giustizia.

 

 


  1. L’ascolto attivo viene inteso come la capacità di saper ascoltare con un elevato grado di attenzione e partecipazione comunicativa. In pratica differisce dall’ascolto comunemente inteso come semplice ricezione di informazioni.